Per ascoltare l’audio di oggi, 10 gennaio 2025:

Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo

(testata giornalistica online fondata da Farid Adly.

Direttore responsabile Federico Pedrocchi)

Rassegna anno VI/n. 009 (1611)

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(+ 2.024,00 € rispetto al precedente mese di novembre). È un risultato straordinario, che ci mette di nuovo in carreggiata, per andare avanti con forza e tranquillità.

Grazie a chi ha contribuito e chiediamo a tutti e tutte di seguire il loro esempio, nel sostegno economico dell’impresa giornalistica senza padroni e senza pubblicità. La libertà non ha prezzo!

Le indicazioni per farlo agevolmente indicate nel sito e nella newsletter.

Le notizie:

Genocidio a Gaza

Al mezzogiorno di ieri il numero delle persone uccise a Gaza ha superato i 46 mila.

Secondo uno studio della rivista Lancet, le stime del numero delle vittime sono più alte del 40% rispetto alle cifre fornite dal ministero della sanità palestinese. Lo studio è basato sul calcolo di diversi fattori e non prende in considerazione soltanto i corpi delle vittime negli ospedali, come fa la conta del ministero. Lancet valuta che gli uccisi a Gaza nei primi 9 mesi di aggressione sono valutabili tra i 55.298 e i 78.525. La cifra più attendibile sarebbe di 64.260, che è più alta del 41% rispetto alla cifra fornita dal ministero a quella data, cioè 37.877. Lo studio prende in considerazione soltanto le persone uccise direttamente dagli eventi militari e non tutti i morti per altre conseguenze dipendenti dalla guerra, come la fame, il freddo, la mancanza di cure mediche o le pessime condizioni igieniche.  

Il nostro commento quotidiano fisso: Ci sono ancora coloro che obiettano che non si tratti di genocidio, basandosi su congetture

storiche e non guardando la realtà delle cifre e delle intenzioni, dicono: “Dire che Israele commette genocidio è una bestemmia”.

Pronunciare una frase simile è la vera bestemmia nei confronti della memoria dei sei milioni di ebrei assassinati dal nazismo tedesco.

Se questo è un uomo.

Libertà per Leonard Peltier

Il presidente Biden ha annullato il suo viaggio in Italia e l’incontro con il papa. Sarebbe stata un’occasione per un’eventuale richiesta da parte del pontefice di un atto di clemenza in favore di Leonard Peltier. La campagna per la sua liberazione dopo 49 anni di reclusione non cessa.  

Per approfondire: clicca qui.

Situazione umanitaria a Gaza

Il rapporto dell’OCHA (ufficio Onu per i diritti umani) ha disegnato una foto fosca per la situazione della popolazione civile in tutta Gaza ed in particolare nel nord della Striscia (leggi qui: clicca). “La crisi cronica continua in tutta la Striscia di Gaza senza che sia stato raggiunto un accordo su aspetti specifici dell’approvvigionamento, severe restrizioni di accesso e violenti saccheggi armati. I partner umanitari nel centro di Gaza hanno esaurito tutte le scorte nei loro magazzini domenica, mentre le autorità di occupazione israeliane continuano a respingere la maggior parte delle richieste di portare aiuti alimentari dal valico di Beit Hanoun (Erez) a ovest, nelle aree a sud della valle di Gaza, indicando che circa 120.000 tonnellate di aiuti alimentari – sufficienti a fornire le razioni alimentari dei cittadini per più di tre mesi – rimangono bloccate dall’esercito fuori Gaza”.

Appello per il dott. Abu Safiya

Si è svolta a Bruxelles una manifestazione davanti alla sede del parlamento europeo, per chiedere un intervento a favore della libertà per il dott. Hussam Abu Safiya e tutti gli altri operatori sanitari arrestati a Gaza.

L’Organizzazione dei medici per i diritti umani si è rivolta alla corte suprema israeliana per ottenere un’ordinanza che permettesse all’avvocato Nasser Aoudeh di visitarlo, per una valutazione generale sul suo stato di salute e sullo status giuridico. L’esercito israeliano, per prevenire un pronunciamento dell’alta corte in merito, aveva annunciato che una visita non sarebbe potuta avvenire prima del 10 gennaio. Vediamo oggi cosa succede.

  • Appello urgente per il Dott. Hussam Abu Safia, direttore dell’ospedale Kamal Adwan clicca.

Cisgiordania

Coloni ebrei israeliani, protetti dall’esercito di occupazione, hanno compiuto un attacco notturno contro il villaggio di Abu Falah, a nord dii Ramallah. Hanno incendiato alcune serre agricole e prima di abbandonare la zona hanno scritto in ebraico frasi razziste contro i palestinesi: “Morte agli arabi”. L’operazione era architettata con l’uso di liquidi incendiari che reso più facile lo sviluppo delle fiamme in tutta l’area. Per lo spegnimento non è stato sufficiente il lavoro dei contadini locali ed è stato necessario l’intervento della protezione civile da Ramallah. Enormi danni all’economia locale, che è l’obiettivo degli aggressori impuniti, nel tentativo di cacciare la popolazione locale nativa per sostituirla con gente proveniente da ogni dove e senza nessun legame con il territorio.

Libano

Il generale Joseph Aoun, comandante dell’esercito libanese dal 2017, è stato eletto presidente della Repubblica, carica rimasta vacante per più di due anni e che, secondo l’ordinamento libanese, spetta a un cristiano maronita. È stato eletto dai deputati del Parlamento di Beirut in seconda seduta con una maggioranza di 99 voti su 128, quando era sufficiente una maggioranza semplice di 65 voti. Nella prima seduta Aoun aveva ottenuto 71 preferenze senza raggiungere la soglia richiesta di 86 voti, ovvero la maggioranza qualificata di due terzi. Al primo turno 34 schede bianche erano state espresse dai 30 deputati di Hezbollah e Amal più altri. L’elezione di Aoun è avvenuta anche con i voti della componente sciita, segno di una convergenza su una linea di unità nazionale contro le sfide che il paese sta affrontando dall’invasione israeliana alla crisi finanziaria.

La figura di Aoun gode di un certo gradimento popolare, espresso anche durante la rivolta cominciata il 17 ottobre 2019 contro tutta la classe politica e dirigente, da cui l’ex comandante veniva percepito come estraneo. La sua elezione è diventata scontata dal momento del ritiro di Franjie, candidato sostenuto anche dai deputati sciiti in contrapposizione contro Jaajaa, candidato delle estreme destre maronite. L’indebolimento del cosiddetto “Asse della resistenza”, con la caduta della dittatura in Siria e la sconfitta di Hezbollah nella guerra con Israele, ha aperto la strada ad una soluzione bilanciata.

Siria

Il ministro della giustizia del nuovo governo, Shady el-Wueissy, è stato un giustiziere. Sono stati ripescati due video risalenti al 2015 mentre sparava per strada alla testa di una donna accusata di prostituzione. Sul muro della sede dov’è stata compiuta la macabra scena c’era scritto: la Qaeda del Jihad – Fronte Nusra.

Si è tenuto ieri a Roma un incontro dei ministri degli esteri di 6 paesi Nato per valutare la situazione in Siria ad un mese dalla caduta del regime deglii Assad. Alla conclusione dell’incontro, il ministro Tajani è volato a Damasco. Incontrerà il capo di Tahrir Sham, Shara’ (ex Joulani), per sdoganare a convenienza “gli ex terroristi”. Certa stampa nazionalista vede nel viaggio uno smacco a Parigi e Berlino, ma in realtà l’Italia in politica estera è il fanalino di coda dei paesi Nato. Gli altri c’erano già stati a dicembre e l’Italia ci arriva in ritardo  con una missione di sudditanza. Le prime dichiarazioni del ministro Tajani sono state improntate alla presenza di profughi siriani e la necessità di favorire il loro ritorno in patria. Un patetico modo di guardare al proprio ombelico, invece di disegnare una strategia politica.

Rojava

Guerra e trattative per il futuro del Rojava e della Siria. La battaglia per il controllo della diga Tichreen infuria con la spedizione in zona di altri miliziani filo turchi e l’allargamento delle aree interessate dall’artiglieria di Ankara. Per il momento le FDS reggono l’offensiva e stanno provocando tra le file degli attaccanti ingenti perdite. Sul ponte della diga è stata organizzata una manifestazione di civili provenienti da tutte le province del nord est siriano, per formare uno scudo umano contro i bombardamenti turchi. La carovana di auto e pullman partiti da Kobane è stata ostacolata da droni turchi, ma la gente non ha desistito ed ha proseguito il suo viaggio.

Le trattative con la direzione di Tahrir Sham a Damasco sono ancora in corso e sembra che ci siano spiragli di punti di incontro, malgrado il divario nelle posizioni. Shara’ ed il suo ministro della difesa parlano di scioglimento delle milizie ed il loro disarmo, con la formazione di un nuovo esercito siriano. Le FDS non si fidano. Sono disponibili a far parte del nuovo esercito, mantenendo la loro specificità autonoma. Il nuovo governo intende mantenere la linea di dialogo, ma le pressioni turche si fanno sentire con pressioni politiche e con l’appoggio militare alle milizie di Aleppo. Gli osservatori siriano ritengono che non ci sarà uno scontro frontale, perché tutti sono stanchi di combattere. Il nuovo governo inoltre non intende creare frizioni con gli USA, aspettando la sospensione delle sanzioni. Le opzioni alternative di Damasco in caso di mancato accordo, potrebbero essere quelle di allertare le popolazioni arabe del nord est e creare una spina nel fianco delle FDS.

Solidarietà con i curdi

Ieri è stato bloccato, per alcune ore, il check-in di un volo Turkish Airlines a Milano Malpensa per denunciare il governo Turco, accusato di sostenere milizie jihadiste, opprimere il popolo curdo e strumentalizzare la compagnia di bandiera per fini politici ed espansionistici. I manifestanti con le bandiere delle FDS e cartelli di protesta contro la guerra dichiarata da Ankara all’autonomia curdo-siriana. Il gruppo è stato accerchiato dalla polizia, identificati i responsabili, senza scontri o interventi repressivi violenti. Gli organizzatori hanno denunciato arresti, ma la polizia ha smentito. guarda il video.

Notizie dal mondo

Sono passati due anni, 10 mesi e 16 giorni dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina. Trump dice che Putin lo vuole incontrare. “Stiamo preparando il vertice per mettere fine alla guerra”. Populismo alla prova degli annunci strampalati di un presidente che vuole annettersi la Groenlandia, il Canada e il canale di Panama.

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