Per ascoltare l’audio di oggi, 20 gennaio 2025:
Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo
(testata giornalistica online fondata da Farid Adly.
Direttore responsabile Federico Pedrocchi)
Rassegna anno VI/n. 019 (1621)
Per informazioni e contatti, manda un messaggio: anbamedaps@gmail.com
Le vignette sono QUI
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Oppure bonifico: IBAN: IT33U0891382490000000500793
A dicembre c’è stata una crescita formidabile nelle donazioni a favore di Anbamed.
Infatti i contributi volontari dei nostri lettori e ascoltatori sono stati 33. Il valore complessivo del mese scorso è stato di 2.355,00 €
(+ 2.024,00 € rispetto al precedente mese di novembre). È un risultato straordinario, che ci mette di nuovo in carreggiata, per andare avanti con forza e tranquillità.
Grazie a chi ha contribuito e chiediamo a tutti e tutte di seguire il loro esempio, nel sostegno economico dell’impresa giornalistica senza padroni e senza pubblicità. La libertà non ha prezzo!
Le indicazioni per farlo agevolmente indicate nel sito e nella newsletter.
Le notizie:
Genocidio a Gaza
Il cessate-il-fuoco è entrato in vigore con 3 ore di ritardo, alle 10:30 italiane, e nel primo pomeriggio sono iniziate le operazioni di scambio prigionieri. Ma nella notte tra sabato e domenica, poche ore prima dell’ora stabilita per la tregua, caccia e artiglieria israeliane hanno assassinato 14 civili e ferito altri 25.
Secondo il ministero della sanità, il censimento totale delle vittime dall’inizio dell’aggressione conta 46.913 uccisi e 110.750 feriti. Un calcolo per difetto al quale vanno aggiunti i dispersi.
Il nostro commento quotidiano fisso: Ci sono ancora coloro che obiettano che non si tratti di genocidio, basandosi su congetture
storiche e non guardando la realtà delle cifre e delle intenzioni, dicono: “Dire che Israele commette genocidio è una bestemmia”.
Pronunciare una frase simile è la vera bestemmia nei confronti della memoria dei sei milioni di ebrei assassinati dal nazismo tedesco.
Se questo è un uomo.
Scambio prigionieri
Grande festa di popolo a Gaza per il cessate-il-fuoco. Bandiere palestinesi, canti e slogan tra i ruderi delle città e campi profughi rasi al suolo dalla macchina di guerra genocidaria di Netanyahu. Hanno cantato la canzone del poeta e cantante libico, dott. Adel Al-Masheeti: “Saufa nabqaa huna”, Rimarremo qui, per coltivare la speranza malgrado la sofferenza. Hanno elencato i nomi dei giornalisti assassinati ed i medici e infermieri uccisi o imprigionati. In migliaia hanno sfidato i divieti dell’esercito israeliano ed hanno attraversato il corridoio di el-Wadi (Netzarim, nella denominazione coloniale israeliana) per raggiungere le loro case distrutte e rase al suolo. Una donna, che aveva perso il marito e tre fratelli, ha issato una tenda sui ruderi della sua vecchia casa, insieme ai suoi 4 figli: “Sono ancora viva, e ringrazio Dio per questo. Educherò i miei figli all’amore per la Palestina. Torneremo sempre!”. Anche questo è uno scambio di prigionieri. Gli sfollati di Gaza, due milioni di persone, sono gli ostaggi che l’esercito israeliano usava come ricatto militare per raggiungere i suoi obiettivi criminali.
Lo scambio vero e proprio è avvenuto tramite la Croce Rossa Internazionale. Nel centro di Gaza città, appena evacuato dalle truppe di occupazione, sono state fatte uscire le tre ragazze israeliane sorridenti ed in buona salute attorniate dai combattenti di Hamas con le loro armi in pugno (clicca per guardare il video). Un combattente ha consegnato loro tre pacchi dono e si è rivolto loro con una frase in ebraico: “Buon viaggio!”. Sono particolari che nessun altro media scorta mediatica di Netanyahu vi racconterà, perché loro ascoltano solo la narrazione della propaganda di Tel Aviv.
La stampa israeliana scrive che “il rilascio degli ostaggi in mezzo ai ruderi di Gaza city, occupata per 15 mesi dall’esercito israeliano, è uno smacco sorprendente, un fallimento della via militare”. “Si poteva raggiungere la tregua a maggio, risparmiando la vita a 120 soldati israeliani nel frattempo uccisi”, ed a 15 mila palestinesi uccisi in questi sei mesi, aggiungiamo noi.
In tarda serata, oltre alla mezzanotte, sono continuate le operazioni di rilascio dei detenuti e detenute palestinesi dal carcere di Ofer, ad ovest di Ramallah. Sono 90, soltanto donne (69) e giovani entrati in carcere minorenni (21), tra loro 78 della Cisgiordania accompagnati dalla CRI in autobus a Ramallah e 12 di Gerusalemme accompagnati alle loro case. Le autorità di occupazione a Gerusalemme hanno vietato ogni forma di festeggiamento o accoglienza collettiva. L’elenco dei nomi lo abbiamo pubblicato ieri in arabo (clicca) ed oggi lo tradurremo in italiano.
Il prossimo scambio avverrà il prossimo sabato e riguarderà 4 ostaggi, due donne e due bambini in tenera età. Averli trattenuti in ostaggio per 15 mesi è un crimine contro l’umanità compiuto da Hamas.
Appello per il dott. Abu Safiya
Il dott. Abu Safiya è stato trasferito al carcere di Ofer, ma non sarà rilasciato in questa prima fase dell’accordo di cessate il fuoco. Lo ha rivelato l’avvocato della famiglia. “è una vendetta dei militari israeliani contro un uomo che ha rispettato la sua professione. Ha continuato a curare i suoi pazienti in tempi di guerra e non ha ceduto alle minacce ed alla perdita del proprio figlio assassinato sotto i suoi occhi, in una corsia dell’ospedale”, ha detto l’avvocato Nasser Awdeh. “è una buona notizia, – ha commentato il figlio – perché avremo sue notizie certe dai prigionieri rilasciati”.
- Appello urgente per il Dott. Hussam Abu Safiya, direttore dell’ospedale Kamal Adwan clicca
Situazione umanitaria a Gaza
Sono entrati ieri – secondo il comunicato di Ocha – 630 camion di aiuti umanitari dai tre valichi aperti come previsto dagli accordi. “Il valico di Rafah è tornato ad operare a pieno regime”, ha affermato un funzionario della Mezzaluna rossa egiziana. Nelle zone abbandonate dai militari israeliani, la polizia palestinese ed i soccorritori della protezione civile hanno iniziato a liberare le strade dai detriti, per facilitare il passaggio dei mezzi.
Cisgiordania
Rasheed Rushdy Jazar aveva 14 anni. Ieri è stato colpito da una pallottola sparata dei soldati israeliani, che stavano compiendo un rastrellamento a Sebastia, a nord ovest di Nablus. È stato raggiunto dal colpo mentre era nel balcone di casa. Il sindaco palestinese della cittadina ha denunciato che “i soldati hanno invaso le strade ed hanno continuato a sparare all’impazzata e lanciare bombe a mano contro le case. Oltre al giovane ucciso con una pallottola al torace ci sono altri 20 feriti ricoverati”.
Libertà per Leonard Peltier
La campagna per la liberazione di Leonard, dopo 49 anni di reclusione, non cessa. Oggi o mai più. Un alto grido si deve alzare per un atto di clemenza da parte del presidente Biden.
Secondo la NBC news ha rivelato che Biden (come effettivamente aveva promesso) sarebbe pronto ad annunciare centinaia e forse oltre un migliaio di nominativi di detenuti che potrebbero ricevere la ‘grazia presidenziale’ entro la fine del suo mandato.
Gli aggiornamenti sulla pagina FB: clicca.
Per approfondire la vicenda terribile dell’ingiusta incriminazione di Leonard Peltier e prendere contatti con il comitato: clicca qui.
Notizie dal mondo
Sono passati due anni, 10 mesi e 26 giorni dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina.
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Dal 2 febbraio 2023, infatti, l’associazione “Anbamed, aps per la Multiculturalità” è registrata nel RUNTS (Registro Unico Nazionale del Terzo Settore) nell’elenco delle associazioni di promozione sociale. Questo significa che tutte le donazioni versate sui conti correnti di Anbamed saranno deducibili dalle tasse dei donatori nella dichiarazione dei redditi dell’anno successivo) e si potrà destinare il 5 per mille (sempre nella dichiarazione dei redditi).
Questa maratona dell’informazione quotidiana sul Grande Vicino Oriente continua “puntuale, completa e senza interruzioni”, come l’ha definita un collega e, quindi, merita il vostro sostegno.
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Grande festa di popolo a Gaza per il cessate-il-fuoco. Bandiere palestinesi, canti e slogan tra i ruderi delle città e campi profughi rasi al suolo dalla macchina di guerra genocidaria di Netanyahu. Hanno cantato la canzone del poeta e cantante libico, dott. Adel Al-Masheeti: “Saufa nabqaa huna”, Rimarremo qui, per coltivare la speranza malgrado la sofferenza. Hanno elencato i nomi dei giornalisti assassinati ed i medici e infermieri uccisi o imprigionati. In migliaia hanno sfidato i divieti dell’esercito israeliano ed hanno attraversato il corridoio di el-Wadi (Netzarim, nella denominazione coloniale israeliana) per raggiungere le loro case distrutte e rase al suolo. Una donna, che aveva perso il marito e tre fratelli, ha issato una tenda sui ruderi della sua vecchia casa, insieme ai suoi 4 figli: “Sono ancora viva, e ringrazio Dio per questo. Educherò i miei figli all’amore per la Palestina. Torneremo sempre!”. Anche questo è uno scambio di prigionieri. Gli sfollati di Gaza, due milioni di persone, sono gli ostaggi che l’esercito israeliano usava come ricatto militare per raggiungere i suoi obiettivi criminali.
Lo scambio vero e proprio è avvenuto tramite la Croce Rossa Internazionale. Nel centro di Gaza città, appena evacuato dalle truppe di occupazione, sono state fatte uscire le tre ragazze israeliane sorridenti ed in buona salute attorniate dai combattenti di Hamas con le loro armi in pugno. Un combattente ha consegnato loro tre pacchi dono e si è rivolto loro con una frase in ebraico: “Buon viaggio!”. Sono particolari che nessun altro media scorta mediatica di Netanyahu vi racconterà, perché loro ascoltano solo la narrazione della propaganda di Tel Aviv.
La stampa israeliana scrive che “il rilascio degli ostaggi in mezzo ai ruderi di Gaza city, occupata per 15 mesi dall’esercito israeliano, è uno smacco sorprendente, un fallimento della via militare”. “Si poteva raggiungere la tregua a maggio, risparmiando la vita a 120 soldati israeliani nel frattempo uccisi”, ed a 15 mila palestinesi uccisi in questi sei mesi, aggiungiamo noi.
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Il dott. Abu Safiya è stato trasferito al carcere di Ofer, ma non sarà rilasciato in questa prima fase dell’accordo di cessate il fuoco. Lo ha rivelato l’avvocato della famiglia. “è una vendetta dei militari israeliani contro un uomo che ha rispettato la sua professione. Ha continuato a curare i suoi pazienti in tempi di guerra e non ha ceduto alle minacce ed alla perdita del proprio figlio assassinato sotto i suoi occhi, in una corsia dell’ospedale”, ha detto l’avvocato Nasser Awdeh. “è una buona notizia, – ha commentato il figlio – perché avremo sue notizie certe dai prigionieri rilasciati”.
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