Per ascoltare l’audio di oggi, 23 gennaio 2025:

Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo

(testata giornalistica online fondata da Farid Adly.

Direttore responsabile Federico Pedrocchi)

Rassegna anno VI/n. 022 (1624)

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Le notizie:

Genocidio a Gaza

Le macerie di Gaza rivelano la gravità dell’operazione genocidaria israeliana contro la popolazione civile. Ieri sono stati estratti 53 corpi di vittime delle bombe sganciate contro le abitazioni. Un’altra vittima è morta in ospedale in seguito alle ferite subite in un precedente bombardamento. Fino a mezzogiorno di ieri, le vittime a Gaza sono state 47.161 persone uccise e 111.166 ferite.

All’alba di oggi, Tel Aviv ha violato la tregua a Gaza. Unità della marina israeliana hanno sparato contro la spiaggia per impedire ai pescatori palestinesi di uscire con le loro barche.

Il nostro commento quotidiano fisso: Ci sono ancora coloro che obiettano che non si tratti di genocidio, basandosi su congetture

storiche e non guardando la realtà delle cifre e delle intenzioni, dicono: “Dire che Israele commette genocidio è una bestemmia”.

Pronunciare una frase simile è la vera bestemmia nei confronti della memoria dei sei milioni di ebrei assassinati dal nazismo tedesco.

Se questo è un uomo.

Cisgiordania

È una guerra aperta contro la popolazione della Cisgiordania. L’esercito di occupazione ha smembrato il territorio chiudendo la popolazione in tanti bantustan. La popolazione palestinese è assediata da 898 posti di blocco permanenti con barriere e cancelli metallici, che impediscono il passaggio da e per le altre città. I coloni invece hanno libera circolazione. Un Apartheid alla luce del sole e nel silenzio delle cancellerie.

Una donna palestinese, Iman Jradat (45 anni) ha avuto un attacco cardiaco ad un posto di blocco. I soldati hanno impedito il soccorso medico arrivato con un’ambulanza della Mezzaluna rossa, fino al decesso della donna.

Gli attacchi militari sono concentrati nel nord della Cisgiordania, soprattutto a Jenin e Aqbat Jabr, dove sono avvenuti atti di guerra vera e propria. A Jenin è avvenuto un caso simile all’uccisione di Hind Rajab. Una famiglia di Jenin è rimasta intrappolata nella propria auto ai margini del campo profughi. Le pallottole dell’esercito hanno ucciso il guidatore, Ahmad Nimr Abidi. Sua moglie e i figli hanno lanciato appelli al telefono per essere risparmiati, ma i soldati hanno continuato a sparare.

L’esercito ha ripetuto a Jenin ii crimini commessi a Gaza contro gli ospedali. Distruzione delle costruzioni adiacenti, devastazione delle strade di accesso e assedio delle strutture. Il direttore dell’ospedale pubblico ha denunciato che la struttura è completamente assediata, vietate uscite e ingressi del personale, pazienti e parenti. “C’è cibo per tre giorni e le medicine soltanto per 10 giorni”.

Jenin ha registrato anche un altro episodio grave di collaborazione della polizia dell’Anp con gli occupanti. Medici dell’ospedale Razi hanno denunciato che agenti armati palestinesi hanno fatto irruzione nelle corsie dell’ospedale ed arrestato due giovani feriti, ricercati dall’esercito israeliano.

Appello per il dott. Abu Safiya

La domanda per la visita in carcere è stata già inoltrata dall’avvocato Nasser Odeh di Gerusalemme. Ma finora non è stata autorizzata dall’esercito di occupazione. Nella famiglia cresce la preoccupazione per le condizioni di salute del medico simbolo della resistenza civile palestinese a Gaza. La mancata autorizzazione alla visita denota il tentativo dei suoi aguzzini di nascondere le condizioni di salute nelle quali è stato ridotto.

Il suo arresto amministrativo è avvenuto il 27 dicembre 2024. Per 10 giorni, l’esercito aveva negato che fosse stato arrestato, poi dopo le testimonianze di detenuti liberati, è stata ammessa la sua incarcerazione ed è stato spostato dal famigerato campo di concentramento Sde Tieman, nel deserto del Negev ad un altro carcere ad Ashkelon. Il suo arresto è stato prolungato fino al 13 febbraio, ma ieri doveva essere l’ultimo giorno di divieto di incontrare il suo avvocato. Così non è stato. La vita del dotto Abu Safiya dipende anche dalla mobilitazione internazionale.

 Appello urgente per il Dott. Hussam Abu Safiya, direttore dell’ospedale Kamal Adwan clicca

Libano

L’esercito israeliano continua le violazioni della tregua con attacchi con droni, irruzione nei villaggi con sparatorie tra le case dei cittadini barricati nelle abitazioni, demolizioni e incendi di edifici pubblici. Violazioni che hanno toccato diverse cittadine e villaggi del Libano meridionale.

Si avvicina la data del ritiro dell’esercito israeliano dal Libano secondo l’accordo di tregua. Non c’è però sul terreno nessun segnale in tal senso. Il ministro degli esteri di Tel Aviv in un incontro con una delegata ONU per il Libano ha affermato che Israele è impegnata al rispetto dell’accordo, ma secondo le proprie esigenze di sicurezza. Cioè mai. La stampa israeliana informa che il ministro della difesa ha informato una commissione parlamentare che non sarà possibile ottemperare al ritiro entro i tempi prestabiliti dall’accordo.

Siria/Rojava

Il ministro della difesa siriano è tornato di nuovo a minacciare un’operazione militare su larga scala contro le FDS. Il pretesto è quello di avere un esercito unico. Ma in mancanza di un accordo nazionale sulla forma dello stato e la Costituzione, la formazione di un esercito rimane appannaggio di Tahrir Sham. Il vice capo delle FDS, Sael Zouba’, ha risposto sostenendo che la via pacifica è quella preferibile, “ma se necessario, siamo pronti a tutte le scelte”. Ed ha invitato Shara’ a svolgere una visita nel Rojava per continuare il dialogo. I curdi siriani si battono per un’autonomia nel quadro di uno stato unico federale, sull’esempio iracheno. Il gruppo che ha preso il potere a Damasco, Tahrir Sham, ha trascorsi jihadisti, ma una volta entrato nel palazzo presidenziale degli Assad ha mostrato una faccia moderata e intrapreso rapporti con Arabia Saudita ed altri paesi arabi legati agli Stati Uniti. Nei confronti dei curdi sono guidati dagli ordini di Ankara, che sta conducendo una guerra per smantellare le forze che, nel 2019, avevano sconfitto Daiesh.

Il ministro degli esteri di Damasco, invece, ha espresso un pensiero di apertura. Ha scritto su un suo account social in lingua curda: “I curdi aggiungono bellezza e diversità alla società siriana”. Poi ha anche aggiunto che la comunità curda ha subito ingiustizie in Siria durante l’era del precedente regime.

Libia

Non è un generale, ma un miliziano. Ex autista di taxi, prima di imbracciare le armi. Najim Osama al-Masri Hbeish faceva parte della milizia islamista Dara’ che è stata inserita nelle strutture del governo libico al tempo del premier Sarraj. L’incarico che ricopre attualmente è capo della polizia giudiziaria di Tripoli, dal 2021, allargando le sue competenze a ben altri centri di detenzione, oltre a Mietiqa che dominava dal 2016. La sua milizia Rada’ ha partecipato a Tripoli, nell’agosto 2023, agli scontri con altre milizie, sempre ingaggiate dal governo Dbaiba, provocando l’uccisione di 45 persone e il ferimento di altre 164, in gran parte civili intrappolati tra i due gruppi belligeranti.

Le commissioni d’indagine dell’Onu hanno accusato ripetutamente la sua milizia di atrocità compiute contro i migranti trattenuti nelle carceri, ma soprattutto lo sfruttamento schiavistico dei malcapitati, stupri e la loro “rivendita” a trafficanti di esseri umani per nuove partenze sui barconi e di nuovo altri respingimenti.

Il 18 gennaio la CPI ha spiccato il mandato di cattura nei confronti di al-Masri, che ha pensato bene di viaggiare in auto per l’Italia. Domenica la Digos di Torino lo ha arrestato in albergo. In carcere è rimasto due giorni, poi è stata imbastita una via giudiziaria alla sua liberazione, per un vizio di forma: la mancata comunicazione preliminare al ministero. Un aereo di Stato italiano lo aspettava all’aeroporto per accompagnarlo a Tripoli. Sui social libici sono stati postati i video dei festeggiamenti di massa per il suo arrivo trionfante. Cori di grida da stadio con frasi di scherno contro le autorità italiane “obbedienti al pugno dei veri uomini”.

I retroscena parlano di telefonate di fuoco da Tripoli all’indirizzo di Roma, tra domenica e lunedì, per salvare l’uomo ricercato dalla giustizia internazionale per crimini contro l’umanità. Una giustizia italiana super veloce, che non si era mai vista in pratica in passato, ha decretato: “arresto irrituale” e “immediata scarcerazione”; soprattutto per un caso di uno straniero che lui stesso sostiene di essere entrato in Italia in auto senza visto d’ingresso. Un “clandestino” di lusso che si scopre era protetto da guardie armate. È chiaro che il cavillo giuridico è stato studiato a tavolino, per una volontà politica del governo di Roma. Il ministro Nordio non ha risposto alle sollecitazioni della procura di Roma per 24 ore, facendo trascorrere i tempi della carcerazione preventiva. Il provvedimento di espulsione del ministro degli interni Piantedosi richiedeva l’accompagnamento di Al-Masri su un volo di Stato. La foglia di fico: “Non era possibile altrimenti, perché il soggetto aveva la scorta armata e non poteva prendere un volo di linea. Noi avremmo suggerito un gommone.

Le opposizioni in Parlamento hanno chiesto di ascoltare la premier Meloni, ma si è negata mandando il ministro dell’interno. Il ministro della giustizia ha parlato ieri in Parlamento, ma non ha trattato il tema e non ha risposto agli interventi dell’opposizione tutta, da Renzi a Fratoianni. “è assurdo, [l’Italia così] è da paese a sovranità limitata”, le parole di Benedetto Della Vedova (+E). 

La CPI ha chiesto spiegazioni a Roma sul rilascio in violazione di un mandato di cattura internazionale, consegnato alle autorità consolari italiane all’Aja lo stesso giorno di emissione, il 18 gennaio. (per leggere in inglese il documento della CPI: clicca).

Il governo Meloni fa fare una figuraccia internazionale all’Italia. Roma che straccia lo Statuto di Roma.

Notizie dal mondo

Sono passati due anni, 10 mesi e 29 giorni dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina.

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