Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo
14 novembre 2021 Buona Domenica!
Rassegna anno II/n. 137
Per informazioni e contatti manda un messaggio
Per ascoltare l’audio:
La pagina delle vignette è QUI
Nella rubrica approfondimenti, pubblichiamo l’articolo di Chiara Cruciati sulla carovana per la libertà di Ocalan, apparso ieri su il manifesto.
Sostieni Anbamed
Questa rassegna sopravvive grazie ai contributi dei suoi lettori e ascoltatori.
Ricordati che anche il più grande oceano è fatto di gocce!
Ecco i dati per il versamento:
Associazione Anbamed, aps per la Multiculturalità
Banca di Credito Cooperativo della Valle del Fitalia
Iban: IT33U0891382490000000500793
Bic: ICRAITRRPDO
I titoli
Sudan: 5 morti e decine di feriti nella grande manifestazione contro i golpisti.
Afghanistan: Una bomba in un autobus ha ucciso 4 civili a Kabul.
Siria: Sanguinoso agguato dell’ISIS contro le forze governtive.
Etiopia: Infuria la battaglia dopo il fallimento della mediazione africana.
Yemen: Un nuovo fronte di tensione a Hodeida, sul Mar Rosso.
Turchia: Erdogan crea il suo piccolo impero ottomano con i paesi di lingua turca.
Curdi: In Italia la carovana per la libertà di Ocalan.
Le notizie
Sudan
Una manifestazione imponente ha sfilato in tre concentramenti nella capitale per dire no al colpo di Stato dei militari. Altre manifestazioni si sono svolte in tutte le grandi città sudanesi. La polizia ha sparato ed ucciso 5 manifestanti disarmati. “Burhan vattene!” è lo slogan più scandito. Moltissime le foto innalzate del premier Hamdouk, agli arresti domiciliari imposto dai golpisti. I sindacati e le forze progressiste respingono le misure intraprese dai militari e rifiutano di incontrare la giunta militare prima del ripristino della situazione precedente al 25 ottobre, data del golpe. Quella di ieri è la quarta manifestazione di popolo dal momento del colpo di Stato. La disobbedienza civile prosegue con scioperi e presidi permanenti. Le manifestazioni di ieri sono state un messaggio ai militari e alla comunità internazionale: il popolo sudanese vuole un governo civile ed un’esperienza democratica, nella quale i militari difendano i confini e non governino.
Afghanistan
Una bomba collocata all’esterno di un autobus è esplosa a Kabul, uccidendo 4 persone tra i quali un giornalista. La polizia ha informato che l’attacco è avvenuto in un quartiere a maggioranza sciita. Una fonte taliban ha riferito che l’attentato è stato compiuto da Daiesh, ma finora non è stata resa nota nessuna rivendicazione. La scorsa settimana un altro attacco in un ospedale della capitale, con attentatori suicidi e reparti d’assalto, aveva causato la morte di 19 persone. Nell’est del paese gli attentati terroristici sono all’ordine del giorno.
Siria
Un sanguinoso agguato dell’ISIS nell’est del paese ha causato l’uccisione di 13 soldati governativi. È avvenuto nella provincia orientale di Deir Azzour durante le operazioni di rastrellamento compiute dall’esercito di Damasco. Nella zona di confine con l’Iraq si registra una ripresa delle attività del terrorismo jihadista. Dopo la sconfitta del fu falso califfato per mano dei combattenti curdi, i terroristi si sono rifugiati nelle zone montagnose del deserto siriano e da lì hanno inferto attacchi contro esercito e civili. Malgrado i bombardamenti russi la loro attività è risultata incessante e secondo la stampa di Damasco, nell’ultimo anno sono caduti 1593 soldati e miliziani filo governativi.
Etiopia
Infuriano i combattimenti dopo il fallimento della mediazione africana. Il Fronte popolare del Tigray sta avanzando su due direttrici: una nella provincia di Amhara e l’altra verso la strada in direzione di Gibuti, per interrompere le vie di comunicazioni verso la capitale. In Tigray continuano i bombardamenti governativi. Il dramma degli sfollati sta diventando drammatico a causa dell’impossibilità di far giungere gli aiuti. Nella città di Debre Burhane, di 65 mila abitanti, a 120 km da Addis Abeba, sono arrivati 220 mila sfollati, dei quali soltanto 9 mila sono stati alloggiati in scuole.
Yemen
Si è aperto un altro fronte in Yemen a Sud di Hodeida, la città portuale interessata da un accordo di cessate il fuoco, raggiunto tre anni fa in Svezia, per permettere l’arrivo degli aiuti umanitari. Le truppe governative si sono ritirate per un motivo ancora non chiarito e al loro posto sono avanzate le milizie Houthi. Tra le due parti non si sono svolti combattimenti, ma la situazione è tesa. La missione ONU di osservatori sulla tregua ha sostenuto di non essere stata avvisata del ritiro delle truppe governative e ha invitato le parti a rispettare gli accordi. Nel frattempo continua la battaglia per Maarib. I ribelli sostengono di avanzare verso il centro urbano, mentre l’esercito saudita ha annunciato che nei bombardamenti aerei di ieri sono stati uccisi più di cento miliziani.
Turchia
Il neo sultano Erdogan resuscita un piccolo impero ottomano. Il Consiglio turcomanno, che ingloba i paesi di lingua turca, è stato trasformato in Organizzazione dei Paesi Turchi. La decisione è stata presa durante il vertice dei sei paesi aderenti, che si è tenuto ieri ad Istanbul. In un linguaggio pieno di vana retorica Erdogan ha preconizzato che “La regione del Turkistan tornerà ad attrarre e illuminare l’umanità”. La nuova alleanza si era inaugurata nella guerra per il Nagorno Karabach e – nelle intenzioni di Erdogan – si muoverà per un’ulteriore destabilizzazione del Mediterraneo con l’appoggio ai turco-ciprioti.
Curdi
Una nave con a bordo 50 rappresentanti curdi è arrivata al porto di Napoli il 12 novembre, anniversario dell’arrivo in Italia, nel 1998, di Apo Ocalan. La città di Napoli, 5 anni fa, ha insignito il leader curdo della cittadinanza onoraria. La delegazione curda è in Italia per lanciare la campagna internazionale per la liberazione di Ocalan. Durante tutta la giornata sono stati realizzati momenti di solidiarietà con corteo, incontro-dibattito e in serata un concerto. La delegazione è stata ricevuta dal sindaco, Gaetano Manfredi.
Approfondimento
L’arrivo al porto di Napoli della Carovana per la libertà di Chiara Cruciati (il manifesto 13.11.2021)
Ad accoglierli hanno trovato centinaia di persone, sul molo Pisacane del porto di Napoli. Un po’ di pioggia, bandiere curde e quelle rosse di Rifondazione comunista e una canzone, Bella ciao, intonata mentre scendevano la scaletta della barca, addosso una maglietta nera con il volto del leader del Pkk, Abdullah Ocalan. A mezzogiorno sono sbarcati in Italia i 40 partecipanti alla carovana per la libertà, intellettuali, politici, artisti curdi e di svariati paesi del mondo, partiti da Atene l’8 novembre.
Un’iniziativa che a Napoli è stata coordinata da Rete Kurdistan Meridione e che cade a 23 anni dall’arrivo di Ocalan in Italia. Partì dalla Grecia, come la carovana, in cerca di asilo politico in terra italiana. Pochi mesi dopo sarebbe stato catturato a Nairobi, con quella che è stata definita «un’operazione di pirateria internazionale», dai servizi segreti turchi, principio della lunga prigionia che ancora oggi lo costringe nell’isola-prigione di Imrali.
È A OCALAN che era rivolta l’iniziativa della carovana. A lui e alla quotidianità affrontata nei quattro angoli del Kurdistan dal progetto di confederalismo democratico sorto dalla sua teorizzazione, sotto attacco della Turchia ormai da anni. Sotto diverse forme: l’occupazione militare-jihadista del cantone curdo-siriano di Afrin e dell’est del Rojava, la campagna di attacchi con i droni contro il campo profughi di Makhmour e la regione di Shengal, in Iraq, e infine i bombardamenti continui contro le montagne di Qandil, rifugio della leadership politica del Pkk e della sua resistenza armata.
Di questo parla al manifesto Yuksek Koc, co-presidente del Congresso popolare dei curdi in Europa, a bordo con ex deputati e deputate dell’Hdp, oggi in esilio: «Il nostro obiettivo è attirare l’attenzione sui crimini che la Turchia compie in Kurdistan. Una guerra sporca che si serve di ogni mezzo e tecnologia con il sostegno di Usa e Russia. Lo Stato turco pensa di uscire dalla propria crisi, di ricostruire la propria grandezza, distruggendo la nostra esperienza, anche usando armi chimiche, proibite, contro i villaggi e i civili».
«Chiediamo di cancellare il Pkk dalla lista dei gruppi terroristici, per togliere alla Turchia ogni copertura politica. Chiediamo a tutte le città d’Italia e d’Europa di concedere a Ocalan la cittadinanza onoraria, come ha fatto Napoli».
IN ATTESA di incontrare il neo-sindaco Manfredi, al molo c’erano due presidenti di municipalità, Alessandro Fucito e Nicola Nardella, che hanno ricordato il percorso che ha condotto a quella cittadinanza «su spinta dei movimenti politici e sociali» perché «la battaglia del popolo curdo è quella di noi italiani e napoletani, per la libertà».
Dal porto si è mosso il corteo, ha attraversato il centro di Napoli fino a piazza del Plebiscito. È davanti al palazzo della prefettura che il piccolo camion che guidava la marcia, con musiche e slogan, si è fermato mentre i tanti curdi e curde arrivati dal resto d’Italia danzavano al suono delle melodie tradizionali.
A camminare con loro anche Nicoletta Dosio, tra le leader del movimento No Tav della Val di Susa: «Con il popolo curdo abbiamo un legame particolare, alcuni dei nostri giovani sono stati nel Rojava a combattere per la difesa di una popolazione con cui sentiamo di avere tanto in comune – dice al manifesto – La difesa della bellezza e della natura, l’affermazione di una socialità dal basso, l’autogestione delle comunità e l’importanza del ruolo della donna. Anche quella No Tav è una lotta di donne: la violenza sulle donne e sulla natura hanno la stessa origine, la sopraffazione dell’essere umano su altri esseri umani».
«PER QUESTO chiedo la liberazione di Ocalan e di tutti i detenuti – continua – Io ho provato il carcere, ho visto come nella prigione il sistema nasconde le proprie colpe. È un luogo da cui ci si salva solo collettivamente. Io non sono per migliorare la situazione nelle carceri ma per abolirle». Uno dei pilastri del confederalismo democratico in atto nella Siria del nord-est, che ha tra i suoi punti il totale stravolgimento del sistema penale.
IL CARCERE sperimentato anche da Ertugrul Kurkcu, presidente onorario del Partito democratico dei popoli (Hdp). Al Cinema Modernissimo, dove nel pomeriggio la carovana ha incontrato centinaia di persone, corre veloce tra le tappe della sua vita: «Ho 74 anni, sono turco e sono comunista. Provengo dai movimenti rivoluzionari turchi, dalla lotta armata e la prigione. Ad Ocalan la nostra esperienza ha dimostrato che era possibile ribellarsi. Lui ha messo in comune quell’esperienza con quella del popolo curdo. La lotta nazionalista curda è così uscita dalla dimensione tribale per divenire universale. Ha rivoluzionato sia i movimenti rivoluzionari turchi che la lotta del popolo curdo».
Per l’occasione è stato lanciato il sito www.freeapo.org, un’iniziativa del media center di Rete Kurdistan, con video, timeline e approfondimenti.