Pubblichiamo la lettera di “Staffetta Sanitaria” della Rete Kurdistan Italia che accompagna il rapporto sulle atrocità dell’esercito turco nelle zone curde siriane.
Care e cari,
inviamo in allegato l’ultimo Report che UIKI ci ha chiesto di tradurre e che dà conto della “guerra a bassa intensità” che riguarda il Nord Est della Siria, le zone invase dalla Turchia nel 2018 (Afrin e dintorni) e quelle invase nel 2019 a seguito dell’accordo con la Russia.
Consentiteci alcune breve considerazioni.
Su media meanstream e non solo, sembra che il “fenomeno ISIS”, venga ormai storicizzato e rappresentato come una parentesi nella storia del medio-oriente conclusasi nel 2015 con la cacciata da Kobane e al limite con la successiva sconfitta dell’ISIS a Raqqa. Ci sembra una lettura inadeguata in quanto esistono decine di migliaia di esponenti delle stesse milizie e che sono rappresentati dai prigionieri nei campi profughi nel NES, dagli appartenenti alle cellule dormienti e dalle migliaia di miliziani che ora combattono sotto la bandiera dello SNA (Esercito nazionale siriano) che appoggia la Turchia nelle zone siriane occupate. Tutti questi sono caratterizzati dallo stesso mix ideologia-religione e dalle stesse pratiche militari. Semmai il modo di gestire le terre siriane occupate non rientra più nel “codice legale” definito dagli ideologi dell’ISIS, ma è “liberamente” interpretato ed applicato da ogni milizia, con condotte che comprendono stupri, espropri, rapimenti a fini di richiesta di riscatto, uccisioni e detenzioni arbitrarie.
Il secondo aspetto che vogliamo evidenziare riguarda la preannunciata invasione turca che questa volta mirerebbe a prendere direttamente città importanti e/o simboliche come Qamishlo e Kobane. Questo rapporto evidenzia che non c’è nulla da attendere: dall’invasione di Afrin in poi non è mancato giorno che non ci sia stato un attacco, un bombardamento, l’uccisione deliberata di civili, di personale sanitario, il rapimento di donne. ecc. In un processo che non può che definirsi “terrorismo di stato”. Nel Report più volte l’uccisione di civili collegata all’esplosione di mine,all’attacco dei droni, ad incursioni dei miliziani viene presentata come “casuale”. Se una causalità si ripete per centinaia di episodi è difficile non pensare che sia pianificata e non l’esito di singole iniziative di miliziani.
Fra le diverse situazioni di cui il Rapporto dà conto vogliamo richiamare l’attenzione sulle centinaia di migliaia di persone, fuggite da Afrin, da Idlib ecc e che vivono nei campi profughi. L’accesso a queste strutture è quasi impossibile a causa delle minacce e delle condizioni di insicurezza che le milizie islamiste hanno creato. Le persone più vulnerabili sono colpite, non solo nelle condizioni di vita quasi impossibili, ma anche nei codici relazionali che sempre più spesso si richiamano alle tradizioni patriarcali ed identitarie e stanno portando a matrimoni fra minori, poligamia, interruzione dell’istruzione per i minori e sua sostituzione con “il gioco della guerra”.
Ultima considerazione. Ci si continua a chiedere, ormai stancamente, come mai nessuno possa o voglia fermare la Turchia. Evidentemente ci sono molte ragioni strategiche, ma non dobbiamo dimenticare che sono i paesi occidentali che armano, direttamente e indirettamente, la Turchia e quindi sono complici di questi crimini contro l’umanità. E’ italiana la tecnologia degli elicotteri usati da Afrin in poi, è europea la tecnologia dei droni usati più recentemente sia in Nord Est Siria che nel Kurdistan iracheno, è europeo (quasi certamente di origine britannica) il fosforo bianco usato per bruciare vive decine di persone e pure legalmente esportato ed usato dall’esercito turco.
Buona lettura.
Staffetta sanitaria Rete Kurdistan Italia
Chi è interessato ad avere il testo integrale del rapporto (in PDF) può scrivere un messaggio email al nostro indirizzo: anbamedaps@gmail.com