Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo
16 gennaio 2022 Buona domenica
Rassegna anno III/n. 015
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I titoli
Libano: Hezbollah e Amal mettono fine al boicottaggio delle sedute del governo.
Iraq: Attacchi con droni e razzi contro due basi militari nel nord.
Tunisia 1: Condanna a morte per 9 jihadisti accusati dell’assassinio di un agente.
Tunisia 2: Oltre 20 organizzazioni condannano la repressione poliziesca contro il diritto di manifestare.
Libia: 742 corpi di jihadisti stranieri dell’ISIS giacciono nelle celle frigorifere a Misurata in attesa di identificazione.
Iran: Reporters sans Frontieres chiede all’ONU un’inchiesta sulla morte in carcere del poeta Kantash Abtin.
Sahara Occidentale: L’inviato dell’ONU De Mistura visita i campi profughi saharawi.
Le notizie
Libano
Il partito Hezbollah e il movimento Amal hanno dichiarato in un comunicato congiunto che i loro ministri torneranno alle riunioni di governo “per salvaguardare gli interessi dei libanesi”. Il premier Miqati ha accolto con soddisfazione la decisione ed ha annunciato che l’esecutivo sarà convocato appena il ministero delle finanze avrà completato la stesura della legge di bilancio 2022. Il governo Miqati è stato formato lo scorso settembre dopo oltre un anno dalle dimissioni del governo precedente. Da ottobre, il governo non è stato più convocato a causa del boicottaggio dei lavori da parte dei due partiti sciiti, che chiedevano le dimissioni del giudice Bitar, incaricato delle indagini sulla strage del porto. La crisi economica e sociale che attanaglia il paese dal 2019 si è ulteriormente acuita e la lira ha perso il 90% del suo valore. Secondo l’ONU l’80% della popolazione è stato ridotto sotto la soglia di povertà.
Iraq
Un attacco con droni contro la base aerea di Balad nella provincia di Salahuddin è stato sventato dalla pronta risposta della difesa. Lo ha dichiarato il comandante della base, citato dall’agenzia stampa ufficiale: “Tre droni armati di missili sono stati avvistati all’alba di ieri nei cieli della base. L’entrata in funzione delle batterie missilistiche dell’antiaerea li ha messi in fuga”. Anche la base turca nel nord del paese è stata attaccata con razzi e colpi di mortaio. Secondo i militari turchi non ci sono state vittime tra i soldati di stanza nella base.
Tunisia 1
Il Tribunale di Tunisi ha condannato 9 persone accusate di appartenenza a Daiesh (Isis) e di aver compiuto l’assassinio di un agente. Il processo riguarda l’uccisione del maresciallo Said Ghazlani, trovato morto nella sua abitazione con la testa mozzata, nel novembre 2016. Nello stesso processo altri 15 jihadisti sono stati condannati a pene detentive tra 36 e 42 anni.
La Tunisia dal 1991 non ha commesso esecuzioni capitali, ma i Tribunali hanno continuato a comminare la pena. Lo scorso anno ha suscitato reazioni negative una dichiarazione del presidente Qais Siaed sul caso di una ragazza uccisa, gettata al bordo di una strada di campagna da un ladro di cellulari. Il presidente aveva affermato che sarebbe stato opportuno ripristinare, in casi simili, la pena capitale con il solito falso motivo della deterrenza. La reazione è stata così forte che Siaed si è rifugiato dietro la Sharia, recitando i versetti coranici che affermano la condanna a morte di chi uccide.
I movimenti per i diritti umani tunisini chiedono con insistenza la cancellazione della pena di morte dal codice penale. A supporto delle loro tesi vi è la questione dell’affollamento carcerario.
Tunisia 2
Oltre 20 organizzazioni tunisine per i diritti umani hanno condannato la repressione delle manifestazioni di venerdì ed in particolare le aggressioni contro i giornalisti. Ennahda ha proposto agli altri partiti ed alle organizzazioni della società civile di creare un coordinamento permanente per far fronte alle “derive repressive dell’attuale fase di monopolio del potere da parte di un uomo solo”.
Il segretario del sindacato UGTT, Tboubi, ha fatto visita al presidente Qais Saied. Durante l’incontro ha esposto i motivi dell’opposizione dei lavoratori alle misure economiche che il governo intende approvare senza un confronto con i sindacati. Per rispondere alle pressioni del FMI, la premier Buden ha ipotizzato il congelamento degli stipendi dei dipendenti pubblici e l’aumento delle tariffe di elettricità e carburanti.
Libia
I corpi di 742 jihadisti stranieri di Daiesh, uccisi in Libia, giacciono nelle celle frigorifere in una caserma di Misurata in attesa della loro “estradizione” verso i paesi di origine. Ma nessuno li vuole. Sudanesi, egiziani, tunisini, marocchini, siriani, iracheni, nigeriani e algerini sono le nazionalità dei 54 che sono stati identificati, con documenti oppure con l’analisi del DNA. Per tutti gli altri sono stati presi i campioni per le analisi genetiche con numeri identificativi sulle bare. Visto il rifiuto degli altri paesi a collaborare, il governo Dbeiba ha deciso di dare sepoltura ai corpi, ma non è stata ancora individuata un’area per il cimitero, né la data della procedura.
Iran
Reportes sans Frontieres (RSF) ha lanciato un appello all’ONU per compiere un’inchiesta sulla morte del poeta Baktash Abtin, l’8 gennaio, nella prigione di Teheran. (Leggi la notizia su Anbamed del 9 gennaio). L’organizzazione internazionale per la libertà d’informazione accusa le autorità governative iraniane di aver soppresso la vita di Abtin tramite il mancato soccorso in tempo utile, malgrado le segnalazioni della direzione del carcere. Abtin è morto a 47 anni in seguito al contagio del Covid-19. Scontava una condanna di 5 anni di reclusione per le sue opinioni contrarie alle politiche degli ayatollah. RSF è preoccupata per la vita di un altro prigioniero d’opinione, Keyvan Samimi Bahbahany, 71 anni, che ha definito la morte di Abtin “assassinio di Stato”. Bahbahaby è in gravi condizioni di salute e le autorità giudiziarie iraniane si rifiutano di curarlo in ospedale o concedergli gli arresti domiciliari, malgrado i medici abbiano certificato l’incompatibilità delle sue condizioni di salute con il carcere.
Sahara Occidentale
L’inviato dell’ONU, Staffan de Mistura, è arrivato ieri nei campi di Tendouf, nel Sahara Occidentale, al confine sud-ovest dell’Algeria. Una visita esplorativa per rilanciare il piano di pace che langue dal 1991. De Mistura è stato nei giorni scorsi in Marocco e visiterà il 19 gennaio la Mauritania. Il Fronte Polisario ha comunicato che incontrerà l’inviato ONU per sentire che idee abbia da avanzare per la fine della guerra in corso. Le dichiarazioni degli esponenti del fronte di liberazione saharawi sono improntate al pessimismo, perché “non ci sono novità dal Consiglio di Sicurezza sulle violazioni marocchine”. Il Marocco rifiuta un referendum sull’autodeterminazione e impone la politica del fatto compiuto, dopo l’occupazione dell’80% dei territori del Sahara Occidentale. Le posizioni di Rabat si sono irrigidite, in particolare, dopo il baratto del riconoscimento dell’amministrazione Trump della sovranità marocchina in cambio delle relazioni diplomatiche con Israele. Il Marocco avanza la proposta di una trattativa per l’autonomia del territorio nel quadro del regno. Ipotesi respinta dal Polisario che rivendica l’applicazione delle risoluzioni ONU per il referendum.
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