Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo
18 gennaio 2022
Rassegna anno III/n. 017
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I titoli
Emirati Arabi Uniti: Attacchi Houthi contro depositi di carburante ad Abu Dhabi, che risponde bombardando Sanaa.
Sudan: I criminali golpisti uccidono 7 manifestanti, mentre sono in corso le mediazioni USA e ONU.
Libano: Presidio dei familiari delle vittime della strage del porto.
Palestina Occupata: Una famiglia palestinese di Gerusalemme Est si barrica sul tetto per evitare la demolizione della propria casa.
Iran: Arrestata la nipote di Ayatollah Khaminei, per un incontro online con l’ex imperatrice Farah Diba.
Libia: Braccio di ferro tra Parlamento e governo. Si lavora per un nuovo esecutivo ed elezioni entro 8 mesi.
Le notizie
Emirati Arabi Uniti
Un attacco rivendicato dai ribelli Houthi yemeniti ha colpito tre cisterne deposito di carburanti. Una lunga colonna di fumo si è sprigionata nel cielo. Un’altra esplosione è avvenuta nei pressi dell’aeroporto di Abu Dhabi. Secondo un comunicato della polizia, 3 lavoratori, un pachistano e due indiani, sono rimasti uccisi, sei invece i feriti. È un attacco annunciato, dopo le sconfitte subite dai ribelli nella battaglia per la città di Shabwa, nel centro dello Yemen, perduta per l’intervento dei droni e dell’aviazione emiratine. Nella stessa giornata di ieri sono stati intercettati 8 droni lanciati dall’aeroporto di Sanaa verso il territorio dell’Arabia Saudita. L’aviazione militare di Raid ha compiuto sul fronte a sud di Maarib 39 raids con ingenti perdite tra i ribelli. I caccia di Abu Dhabi hanno bombardato Sanaa, causando la morte di 12 persone.
Sudan
I militari golpisti hanno mostrato la loro natura criminale, uccidendo ieri 7 manifestanti con l’uso di pallottole da guerra. La dura repressione delle mobilitazioni pacifiche avviene mentre è in corso una mediazione dell’ONU ed alla vigilia dell’arrivo di una delegazione di Washington, per tentare di ridurre la tensione e creare le condizioni per il passaggio dei poteri ad un governo civile. Anche ieri, centinaia di migliaia di persone sono scese nelle piazze dei tre centri urbani della capitale, con bandiere e gigantografie delle 64 vittime cadute dal 25 ottobre, giorno del colpo di Stato del generale Burhan. Sulla coscienza di quest’uomo pesano altre 7 vittime innocenti. È una sfida ai tentativi internazionali di pacificazione. Le forze politiche hanno proclamato la disobbedienza civile fino alla caduta del regime dei militari.
Libano
I familiari delle vittime della strage del porto di Beirut hanno compiuto ieri un presidio davanti al Palazzo di Giustizia, per rivendicare il proseguimento dell’inchiesta e in sostegno al giudice Bitar, contrastato dai politici al vertice del potere. Il giudice ha convocato ministri, generali e alti funzionari dei servizi di sicurezza che erano a conoscenza del pericolo del deposito di nitrati di ammonio, ma non hanno fatto nulla per scongiurare l’esplosione. I convocati si sono rifiutati di presentarsi e i due partiti, Hezbollah e Amal, hanno avanzato la richiesta di rimuovere il giudice dall’incarico. “Lo stallo dell’inchiesta – sostengono i familiari – equivale ad un reale insabbiamento e noi non vogliamo più sopportare altri dolori, oltre alla perdita dei nostri cari. Vogliamo la verità, ora!”.
Palestina Occupata
Un giovane palestinese è stato ucciso dai soldati israeliani ad Al-Khalil (Hebron). Il comunicato dell’esercito lo accusa di aver tentato di accoltellare un soldato. Testimoni oculari, che hanno assistito alla scena, smentiscono la versione ufficiale delle forze di occupazione e sostengono che si è trattato di un’esecuzione a sangue freddo, impedendo qualsiasi soccorso, lasciando morire il giovane dissanguato. Il comunicato non riporta il nome della vittima.
Nel quartiere di Sheikh Jarrah, la famiglia Salihia ha ricevuto l’ordine di lasciare la propria casa, per “interesse pubblico”. Attorno alla loro abitazione, altre aree comprendenti negozi, garage e un vivaio, sono state già confiscate dalle autorità municipali e proceduto alla loro demolizione. Mentre i soldati e i bulldozer dell’esercito erano davanti alla casa, i componenti della famiglia si sono rifiutati di lasciarla e sono saliti sul tetto con taniche di benzina e bombole di gas, minacciando di uccidersi piuttosto che subire una terza “Nakba” (catastrofe). Il piano della municipalità di Gerusalemme (che secondo il diritto internazionale non ha giurisdizione sulla zona) è quello di demolire le proprietà dei palestinesi, per costruire una scuola per i coloni ebrei israeliani. Il Console britannico a Gerusalemme Est ha stigmatizzato il comportamento israeliano ed ha informato che il personale della sede diplomatica sta osservando dalle finestre l’azione di violazione delle leggi internazionali.
Iran
Secondo fonti dell’opposizione iraniana, confermate dalla famiglia, la nipote della guida spirituale, Ayatollah Alì Khaminei, è stata arrestata nei giorni scorsi. “Farida Moradkhani ha partecipato ad un incontro online lo scorso ottobre al quale era presente anche l’ex imperatrice Farah Diba, vedova dell’ex scia”, ha scritto un parente sui social – a quanto riporta la tv Al-Arabiya. Moradkhani avrebbe salutato Diba con l’appellativo di “Sua altezza” e le avrebbe rivolto l’invito a tornare nel paese per partecipare alla rinascita culturale dell’Iran.
Il fratello Mahmoud, in un’intervista alla Tv “Iran International”, che trasmette da Londra, ha dichiarato che “è stata arrestata il 13 gennaio, mentre stava tornando a casa, dopo di che è stata perquisita l’abitazione e sequestrati tutti i suoi cellulari e computer. Sappiamo che è detenuta nel carcere di Evin sotto il controllo dei servizi di sicurezza. Siamo molto preoccupati”.
Libia
Il presidente del Parlamento, Aqila Saleh, ha dichiarato in una conferenza stampa, dopo la seduta di ieri a Tobruk, che: “Il governo Dbeiba ha fatto il suo tempo ed è decaduto. Si deve scegliere un nuovo esecutivo”. Inoltre, ha proposto che si giunga ad un accordo con le altre istituzioni per redigere una nuova Costituzione e di svolgere le elezioni secondo i tempi stabiliti dalla Commissione elettorale, entro 6-8 mesi. Saleh ha accusato Dbeiba, suo rivale nella corsa elettorale, di aver sperperato il bilancio dello Stato per farsi propaganda, chiedendo alla magistratura ed alla Banca Centrale di non lasciare che altre risorse vengano dilapidate. Un braccio di ferro che non cambierà la situazione reale, perché a Tripoli le milizie fanno il bello e il cattivo tempo. Nei giorni scorsi si sono avuti scontri per il controllo del territorio e per garantirsi gli ingaggi governativi – paradossalmente – per la sicurezza dei cittadini che loro invece mettono in pericolo con le loro scorrerie a suon di artiglieria e mitragliatrici pesanti.
Echi dalla Stampa araba n. 8
a cura di Francesca Martino
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