Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo
(testata giornalistica. Direttore responsabile: Federico Pedrocchi)
31 marzo 2022.
Rassegna anno III/n. 089
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36esimo giorno di guerra russa contro l’Ucraina. Mosca allenta l’assedio a Kiev, ma esige la resa di Mariupol. Per il momento soltanto una tregua temporanea. Trattative al rilento, dopo la telefonata di Zelensky con Biden. Fonti CIA parlano di ritiro russo da Chernobyl.
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I titoli
Israele-Palestina: Alta tensione in seguito all’attentato di Bnei Brak. I coloni annunciano una nuova invasione delle moschee di Aò-Aqsa.
Giordania-Israele: Visita del presidente israeliano Herzog ad Amman.
Yemen: Annunciata tregua saudita, ma gli Houthi chiedono anche la fine dell’embargo.
Tunisia: Il presidente Saied ha sciolto il Parlamento, dopo una seduta virtuale dell’organo legislativo sospeso.
Turchia: Il vice segretario del partito di Erdogan minaccia i partiti dell’opposizione.
Egitto-Sudan: Il generale Burhan al Cairo per chiedere sostegno politico.
Afghanistan: La Banca Mondiale cancella finanziamenti per 600 milioni di dollari.
Le notizie
Israele-Palestina
Mentre milioni di palestinesi in tutto il mondo commemorano la giornata della terra, a Gerusalemme le forze di occupazione ammettono l’ingresso del deputato estremista, Itmar Bin Gvir, nelle spianate delle moschee di Al-Aqsa, protetto da agenti armati. La situazione alla vigilia del mese di Ramadan diventa incandescente, per il possibile ripetersi dell’escalation dello scorso anno, con la guerra contro Gaza. Il ministro della difesa Gantz ha ordinato lo stato di massima emergenza, in seguito ai tre attentati palestinesi eseguiti all’interno del territorio israeliano. Mille soldati saranno dispiegati nelle città israeliane a sostegno della polizia. Tre brigate sono state spedite nei territori palestinesi occupati della Cisgiordania e altre sulla linea di demarcazione con la striscia di Gaza. Nel villaggio di Yabud, nei pressi di Jenin, i militari hanno arrestato un numero imprecisato di familiari e amici dell’attentatore di Bnei Brak, Dhia Hamarsha. Il portavoce dell’esercito ha detto che il genio militare ha preso tutte le misure necessarie, per la demolizione della casa della famiglia Hamarsha.
Giordania-Israele
Il fallimento del piano di pace per il conflitto israelo-palestinese non ferma la diplomazia giordana. Dopo la visita di re Abdallah a Ramallah e l’incontro con Abbas, ieri Amman ha ricevuto la visita del presidente israeliano Herzog. Non ci sono orizzonti di ampi negoziati, come auspicano le diplomazie arabe, ma solo passi limitati a questioni specifiche. In occasione del Ramadan, Israele promette di rendere meno dure le restrizioni ai fedeli musulmani. Il governo Bennet rifiuta qualsiasi negoziato sulla base delle risoluzioni dell’ONU e sugli accordi di Oslo. L’unica differenza tra la linea dell’attuale governo e di quello di Netanyahu, è che Bennett è meno ipocrita e dichiara pubblicamente che non permetterà mai la nascita di uno Stato palestinese a fianco di Israele. Il premier ha impedito al suo ministro della difesa di partecipare la scosa settimana a Ramallah ad un incontro a tre, con Abbas e re Abdallah.
Yemen
Alla Conferenza di Riad tra le parti yemenite non hanno partecipato i ribelli Houthi. Hanno chiesto di tenerla in un paese neutrale, come il Kuwait, e non nella capitale del principale paese che bombarda Sanaa. I 500 rappresentanti hanno ascoltato l’annuncio di una tregua unilaterale saudita, per i bombardamenti e le azioni di terra, a partire dal 2 aprile e per tutto il mese del digiuno islamico, Ramadan. Più che trattative si tratta di consultazioni tra i partiti yemeniti e in mancanza della componente principale nel conflitto, i risultati hanno un tetto molto basso. Gli Houthi hanno respinto la tregua, in mancanza di rimozione dell’embargo aereo su Sanaa e marittimo su Hodeida.
Tunisia
Il presidente Saied ha sciolto il Parlamento. È il drammatico sviluppo della sfida che l’opposizione ha lanciato con la riunione virtuale dell’organo legislativo sospeso. Ennahda ed i suoi alleati, infatti, hanno organizzato ieri una seduta virtuale del Parlamento e votato l’annullamento della sospensione della Carta fondamentale e dell’organo legislativo. Hanno partecipato alla seduta online 121 deputati su un totale di 217, ma l’istituzione è sospesa e la riunione non ha legittimità costituzionale. È una provocazione che rischia di trascinare il paese nello scontro frontale, come avvenuto in Libia. Il sindacato dei lavoratori UGTT ha criticato la mossa degli islamisti, ma nello stesso tempo ha rifiutato il pacchetto di misure economiche che il governo sta preparando, sotto le pressioni delle istituzioni monetarie internazionali. Il segretario generale Tboubi ha annunciato scioperi dei lavoratori, in caso di applicazione delle misure di austerità.
Turchia
Il vice segretario del partito islamista turco “Giustizia e Sviluppo” (AKP), Yildrim, in un comizio svolto durante un raduno del partito a Ismir, ha minacciato i partiti dell’opposizione. “Riceverete la punizione che meritate, nel centenario della nascita dello Stato”, ha detto rivolgendosi a coloro che “chiedono aiuto all’estero contro il nostro paese e non fanno nulla di utile per la patria”. Yildrim è stato primo ministro fino all’introduzione del sistema presidenziale, presidente del Parlamento e infine candidato a sindaco di Istanbul, dove è stato battuto per ben due volte. Secondo commentatori turchi il ricorso a questo linguaggio minaccioso tradisce la consapevolezza che gli islamisti non godono più consenso e alzano la voce per motivare i propri attivisti.
Egitto-Sudan
Il presidente Al-Sissi ha ricevuto nel nuovo palazzo presidenziale il golpista sudanese generale Burhan. L’accoglienza in pompa magna indica il forte sostegno del Cairo ai golpisti, contestati dal popolo sudanese che dal 25 ottobre è sceso nelle piazze per respingere il colpo di Stato e rivendicare un governo civile. L’incontro tra i due si è concentrato sulla crisi della diga Rinascita. Egitto e Sudan contestano il mancato accordo con l’Etiopia, per le norme di riempimento, nel timore di siccità.
Afghanistan
La Banca Mondiale ha cancellato 4 progetti di sviluppo nei settori educativo, salute e agricoltura, per un valore complessivo di 600 milioni di dollari. La motivazione è l’espulsione delle ragazze dalle scuole. I progetti avevano come obiettivo la parità di genere nello studio e nel lavoro. La marcia indietro dei taliban sull’insegnamento delle ragazze e l’accesso al lavoro femminile ha reso inutile l’investimento internazionale. I progetti non erano gestiti dal governo taliban, ma tramite le agenzie dell’ONU.
Approfondimento
30 Marzo, Giornata della terra palestinese
A cura della redazione Anbamed
Echi dalla stampa araba n. 14
Da Al-Arabi Al-Jadeed (Il Nuovo Arabo)
Sette anni di guerra in Yemen:
una svolta decisiva per le sorti della pace.
Di Zakaria al-Kamaly
Approfondimenti
Prigionieri curdi in Turchia: Una cartolina per il Newroz
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