Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo
(testata giornalistica. Direttore responsabile: Federico Pedrocchi)
20 maggio 2022.
Rassegna anno III/n. 139
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85 giorni di guerra russa contro l’Ucraina. Le truppe russe avanzano ad ovest di Luhansk. Washington fornirà a Kiev missili anti navi, per bloccare il Mar Nero. Il Congresso ha approvato una pioggia di 40 miliardi di dollari per forniture militari all’Ucraina.
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Titoli
Palestina– Israele: Il governo Bennett non ha più la maggioranza.
Egitto: Sventato un attentato suicida in Sinai.
Sudan: Arrestati i capi del Partito Comunista.
Iran: La polizia spara contro le manifestazioni di protesta.
Tunisia: Il presidente Saied convoca il referendum sulla riforma costituzionale.
Giordania: Il fratello del re agli arresti domiciliari.
Afghanistan: Le donne in tv devono coprire il viso.
Le notizie
Palestina-Israele
Il governo Bennett non ha più la maggioranza in Parlamento. Una deputata del partito Meretz di sinistra, Ghaida Rinawie Zoabi, ha scritto una lettera al premier nella quale annuncia la sua uscita dalla coalizione, motivandola con la politica discriminatoria contro i palestinesi, l’assassinio della giornalista di Al-Jazeera, Shireen Abu Aqile e la repressione del suo funerale. Zoabi è discendente dai palestinesi che hanno resistito alla cacciata dalla Palestina nel 1948 e fa parte di quella minoranza del 20% che da metà degli anni ’60 ha conquistato la cittadinanza israeliana. Adesso il governo conta su 59 voti su 120.
Le fibrillazioni non hanno colpito soltanto la politica a Tel Aviv, ma anche le forze armate. Il sistema di difesa anti aerea nel nord, al confine con il libano, ha confuso un drone israeliano con un obiettivo nemico ed ha lanciato un missile abbattendolo, mettendo in funzione l’allarme per la popolazione.
Le forze di sicurezza israeliane hanno arrestato, Amr Abu Khdeir, uno dei trasportatori del feretro della giornalista Shireen. Il portavoce della polizia ha negato la relazione dell’arresto con i funerali, ma in Tribunale è stato interrogato sul suo ruolo nel funerale e poi l’accusa ha chiesto di prolungare l’arresto, sulla base di un dossier segreto riguardante una sua presunta appartenenza ad un’organizzazione terroristica.
Egitto
Fallito attacco suicida ad un posto di blocco nel nord della penisola del Sinai. L’esercito ha comunicato che un attentatore suicida ha tentato di avvicinarsi ad un posto di blocco, nella zona di Toloul, ma è stato ucciso prima di attivare i detonatori della cintura esplosiva. Addosso gli sono stati trovati bombe a mano, una pistola e un mitra.
Le anticipazioni sulla prossima cancellazione di “Jamaa Islamiya” egiziana, dalla lista USA delle organizzazioni terroristiche, hanno suscitato reazioni fortemente contrarie sui media e nei social egiziani. Il gruppo non è più operativo militarmente. Nel 1997 i suoi capi in carcere avevano espresso dissociazione dalla lotta armata ed in cambio hanno ottenuto riduzioni delle pene e qualche amnistia. Gli ultimi aderenti sono riusciti a scappare dalle carceri nel 2011. Molti degli ex membri sono confluiti in un partito islamista denominato: “Binaa wa Tanmia” (Costruzione e Sviluppo), che ha sostenuto Morsi nelle elezioni del 2012 e poi dopo la salita al potere di Al-Sissi, sono rientrati nella clandestinità, aderendo alla Coalizione per la legalità. Il governo Al-Sissi ha elencato il partito Costruzione e Sviluppo tra le organizzazioni terroristiche e mantiene ancora Jamaa Islamiya nello stesso elenco.
Sudan
Si sono riprese le manifestazioni di protesta di massa, a Khartoum e in tutte le altre principali città, contro la giunta militare golpista. Migliaia di persone sono scese in piazza per chiedere un governo civile e il ritorno dei militari nelle caserme. La polizia ha sparato lacrimogeni ad altezza uomo, provocando ferite gravi a decine di persone. Il Comitato dei medici ha definito l’atteggiamento della polizia come criminale.
Il Partito comunista sudanese (PCS) ha denunciato che il suo segretario generale, Mohammed Mukhtar Khateeb, ed il responsabile esteri, Saleh Mahmoud, sono stati arrestati. Il primo a casa sua, all’alba i militari lo hanno prelevato per trasferirlo ad una destinazione ignota. Il secondo, al momento del suo arrivo all’aeroporto proveniente da Juba, in Sud Sudan. Il PCS ha chiesto ai generali golpisti l’immediato rilascio degli esponenti politici ed ha fatto appello invitando le forze democratiche ad una campagna di solidarietà internazionale per la loro libertà.
Iran
La polizia iraniana ha sparato contro i manifestanti in diverse città, dove la protesta per l’aumento dei prezzi è diventata massiccia. Secondo molti profili social ci sarebbero almeno 7 morti e decine di feriti, ma non c’è nessuna conferma da fonti locali. Le foto sono eloquenti per quanto riguarda la partecipazione popolare alle proteste e la violenta risposta della polizia, ma il numero dei morti non è stato possibile verificarlo da testimoni reali e non virtuali. Nei giorni scorsi si sono tenute diverse manifestazioni sempre contro il carovita e le autorità o la stampa del regime hanno ammesso il malumore per i provvedimenti che cancellano i sussidi ai prodotti di prima necessità, ma lo hanno definito “minoritario di piccoli gruppi di disturbatori”. Il capo della polizia di Teheran ha affermato, in un intervento in diretta Tv, che non ci sarà nessuna clemenza con i fautori dei disordini. Un atteggiamento che svela la preoccupazione dei vertici della Repubblica islamica per eventuale ripresa delle rivolte del 2019.
Tunisia
Il presidente Saied ha annunciato la formazione di una commissione per l’organizzazione del referendum sulla riforma della Costituzione, in base delle risultanze delle consultazioni popolari via web. Il referendum si terrà il 25 luglio, anniversario della sospensione del Parlamento, e le elezioni politiche sono previste il 17 dicembre, dichiarato il giorno della rivolta contro la dittatura di Bin Alì. Il disegno della riforma che non è stato ancora redatto prevede, nelle intenzioni di Saied, la trasformazione della Tunisia da una repubblica parlamentare a presidenziale.
Giordania
Re Abdalla II ha reso pubblica la decisione di imporre gli arresti domiciliari al fratello Hamza, implicato un anno e mezzo fa nel tentativo di rovesciare il regime, in collaborazione con l’ex capo della corte e un imprenditore. Il consiglio della famiglia reale aveva deciso di risolvere la vicenda internamente, con il perdono del re e le scuse da parte del fratello. Nel discorso televisivo, re Abdallah accusa Hamza di aver “continuato le sue trame, di essersi spogliato unilateralmente della qualifica di emiro e di continuare a lagnarsi in pubblico, avanzando critiche senza mai proporre soluzioni”. Hamza non potrà più lasciare il palazzo a lui assegnato, non avrà a disposizione né linee telefoniche né connessioni Internet e non potrà ricevere visite.
Afghanistan
Accanimento dei taliban contro le donne. Il Ministero della Promozione delle Virtù e della Prevenzione del Vizio ha ordinato a tutte le tv di coprire il viso delle giornaliste che presentano in video. La notizia è stata anticipata dalla “Tolo news Tv” e poi confermata dal portavoce del ministero, che ha sottolineato l’immediata entrata in vigore della direttiva, pena la chiusura delle emittenti. Da quando sono tornati al potere a Kabul, i taliban hanno intrapreso una serie di misure per limitare gli spazi di libertà delle donne, come la chiusura delle scuole superiori e università femminili, ostacoli sul lavoro, l’imposizione del burqa e il divieto di viaggio senza un tutor maschio della famiglia.
Approfondimento
Masafer Yatta: la storia degli 8 villaggi palestinesi da demolire
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Echi dalla stampa araba n. 15
a cura di Francesca Martino
In questa rubrica riprendiamo in sintesi, ma fedelmente, opinioni, commenti ed editoriali apparsi sulla stampa araba, che valutiamo siano di un certo interesse per il lettore italiano.
La pubblicazione non significa affatto la condivisione delle idee espresse.
Il Sudan sull’orlo del collasso
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