Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo

(testata giornalistica. Direttore responsabile: Federico Pedrocchi)

15 luglio 2022.

Rassegna anno III/n. 195

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141 giorni di guerra. Sono 23 i morti nel bombardamento a Vinnytsia, nel centro dell’Ucraina. Bombardata per il secondo giorno Mykolaiv. L’ambasciata Usa a Kiev ordina ai cittadini USA di lasciare immediatamente il paese.

Con oggi Alaa Abdel Fattah è in sciopero della fame da 105 giorni, nel carcere di Wadi Natroun. In Italia dal 28 maggio è in corso un digiuno solidale a staffetta per chiedere la sua liberazione.

Appello della redazione di Anbamed ai lettori ed ascoltatori di aderire alla staffetta solidale di sciopero della fame per un giorno.

Oggi digiuna Lorenzo Casini.

Per maggiori info: http://www.invisiblearabs.com

Nell’Approfondimento pubblichiamo un articolo sulle rivolte della fame in Iran, scritto da Marina Forti per Reset. Ringraziamo la collega autrice e la rivista.

Il 30 giugno, Anbamed ha spento la seconda candelina. Due anni fa è iniziata questa maratona dell’informazione quotidiana sul Grande Vicino Oriente. Puntuale, completa e senza interruzioni. Agli abbonati del 2022 andranno due quadri donati da Silvia Lotti e Giuseppe Di Giacinto.

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Titoli

Israele: Firmata da Biden e Lapid la “Dichiarazione di Gerusalemme”.

Libia: Tensione a Tripoli per la defenestrazione del vertice dell’ente petrolifero.

Arabia Saudita: Alla vigilia della visita di Biden, Al-Jubair chiede la liberazione dei figli arrestati in cambio del ritiro delle denunce in USA.

Iran: Condannato all’ergastolo in Svezia un ex funzionario della procura di Teheran, accusato di torture e esecuzioni di detenuti.

Afghanistan: Assassinato a Kabul un predicatore religioso.

Algeria: Rischia di chiudere il quotidiano El-Watan. Da 5 mesi i redattori senza stipendio.

Le notizie

Israele

Il presidente Biden e il premier Lapid hanno firmato la “Dichiarazione di Gerusalemme”. Un impegno a non permettere all’Iran di possedere l’arma nucleare ed a garantire la superiorità militare strategica di Tel Aviv nella regione. Un accordo che è in continuità con la politica USA nel Medio Oriente, ma con la novità del tentativo di coinvolgere le monarchie arabe in un progetto di alleanza militare e di sicurezza con Israele. Il documento non accenna al ritiro dell’esercito di occupazione dalle terre palestinesi occupate nel1967. Nella conferenza stampa congiunta, Biden ha accennato semplicemente che Washington vede nella soluzione dei due Stati la miglior via per la pace. Oggi il presidente USA visiterà Gerusalemme est e poi si recherà a Betlemme dove si incontrerà con il presidente Abbas; non sarà una visita di Stato, ma soltanto un incontro privato. Le forze politiche di opposizione e la società civile palestinese hanno deciso di svolgere un presidio a Ramallah contro la visita di Biden ed hanno invitato il presidente Abbas a disertare l’incontro. La delegazione USA per il comunicato finale ha voluto introdurre una frase sulla “normalizzazione dei rapporti diplomatici tra i paesi arabi e Israele come una via per la pace e una premessa per la ripresa del negoziato bilaterale”, ma la parte palestinese ha respinto la richiesta e di conseguenza non ci sarà né un comunicato finale, né una conferenza stampa congiunta.

Libia

Di nuovo tensione a Tripoli. I carri armati hanno circondato la società petrolifera NOC, per imporre il cambio del vertice. Il premier Dbeiba ha deciso senza averne i poteri di spodestare il Consiglio di Amministrazione e sostituire l’AD, Sonallah. Questi ha respinto la decisione governativa e si è barricato nella sede della società a Tripoli. In un video ha accusato il premier di corruzione e di aver speso in un anno e mezzo di governo 37 miliardi di dollari per “comprare le coscienze e finanziare le milizie che lo proteggono”. In un altro passo, Sonallah accusa Dbeiba di aver firmato un accordo con la società petrolifera degli Emirati arabi uniti, senza gara d’appalto, per la manutenzione della rete degli oleodotti, con un sovraprezzo di 300 milioni di dollari. Dopo la guerra di comunicati, non si conosce la sorte dell’amministratore delegato.

Arabia Saudita

Alla vigilia della visita di Biden nel regno, il figlio dell’ex capo dei servizi sauditi, Al-Jubair, in esilio in Canada, ha lanciato una proposta di accordo per mettere fine alla disputa legale di fronte ai tribunali degli Stati Uniti, in cambio della liberazione dei due fratelli arrestati a Riad, come vendetta contro la fuga del padre e la minaccia di rivelare i segreti della corona saudita. Al-Jubair era l’uomo di fiducia dell’ex erede al trono, Mohammed Bin Nayef, e prima delle retate di arresti tra gli emiri del regno è fuggito in Canada. “La riconciliazione è nell’interesse di tutt’e due le parti, per l’emiro Mohammed Bin Salman migliorerà l’immagine del regno nel mondo”, ha detto il figlio Khaled. Al-Jubair aveva accusato Bin Salman di aver tentato di ucciderlo come avvenne con il giornalista Kashoggi. Dopo la sua denuncia, le autorità canadesi avevano arrestato uno squadrone della morte inviato da Riad, prima di entrare in azione.

Iran

Un tribunale svedese ha condannato all’ergastolo un importane funzionario pubblico iraniano, “per aver torturato ed ucciso, in collaborazione con altri, detenuti politici nel carcere di Teheran negli anni ‘80”. Hamid Noury è stato arrestato all’aeroporto di Stoccolma, nel 2019, sulla base di denunce documentate avanzate da oppositori iraniani rifugiati in Svezia. A Teheran, la sentenza è stata attaccata come politicizzata. La questione è sensibile, perché secondo le organizzazioni per la difesa dei diritti umani iraniane, nella stessa commissione legale del carcere di Teheran vi erano diversi esponenti politici che hanno fatto carriera, compreso lo stesso attuale presidente Raissi. La vicenda delle esecuzioni capitali nelle carceri iraniane risale al 1988, durante la guerra Iran-Iraq. Circa 5 mila detenuti politici appartenenti all’organizzazione Mujahidin Khalq sono stati condannati a morte per ordine di una fatwa dell’Ayatollah Khomeini.

Nel timore di arresti arbitrari, il governo svedese ha consigliato i suoi cittadini di non recarsi in Iran. A Teheran è agli arresti, con una condanna a morte che pende sulla sua testa, il ricercatore svedese di origine iraniana, Ahmed Rida Djallaly. Il timore delle organizzazioni per i diritti umani è che Teheran utilizzi questi arrestati arbitrari e condanne gravi di cittadini europei come merce di scambio per i boia iraniani condannati all’estero. In Belgio è stato condannato a 20 anni di reclusione l’ex diplomatico Al-Assadi. Il Parlamento di Bruxelles ha approvato lo scorso mese una legge per lo scambio di prigionieri con Teheran.

Afghanistan

È stato assassinato a Kabul, con colpi di arma da fuoco, il predicatore Saradar Wali Thaqib, presidente dell’associazione degli ulema. Secondo la polizia è stato freddato, da due uomini armati, mentre stava uscendo da casa per recarsi in moschea. Il ministero dell’Interno taliban ha accusato l’Isis-Khorasan, ma finora non c’è stato nessuna rivendicazione. Thaqib ha preso parte, lo scorso mese, alla riunione dei notabili e uomini di religione, organizzata dal movimento taliban per ottenere dichiarazioni di sostegno e ubbidienza.

Algeria

La stampa algerina indipendente è sotto minaccia di chiudere. I lavoratori ed i giornalisti della testata El-Watan (La Nazione) sono entrati in sciopero per due giorni contro il mancato pagamento degli stipendi da 5 mesi. La crisi finanziaria della testata è provocata dal boicottaggio dell’ente pubblico per la pubblicità di acquistare spazi sulle pagine di El-Watan. Non è il primo caso di ritorsione del potere contro la libertà di stampa. Durante il vecchio regime di Boutefliqa, è stato chiuso il quotidiano Le Matin e sbattuto in carcere il direttore, in seguito alla pubblicazione di un articolo che accusava l’ex presidente di corruzione. Una fine simile è toccata al quotidiano Liberté, per un articolo sullo scandalo dell’arricchimento dei figli dell’ex generale, Qaed Saleh.

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