Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo

(testata giornalistica. Direttore responsabile: Federico Pedrocchi)

26 luglio 2022.

Rassegna anno III/n. 206

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Le vignette sono QUI

Sono trascorsi 152 giorni di guerra. Kiev sostiene che sono rimasti uccisi quasi 40 mila soldati russi. Lavrov, in visita in Africa, accusa l’esercito ucraino di crimini contro l’umanità. Germania fornisce a Kiev i primi carri armati Ghepard. Gazprom annuncia il taglio del 20% del gas a Berlino. Domani parte il primo carico di grano ucraino.  

Con oggi Alaa Abdel Fattah è in sciopero della fame da 116 giorni, nel carcere di Wadi Natroun. In Italia dal 28 maggio è in corso un digiuno solidale a staffetta per chiedere la sua liberazione.

Appello della redazione di Anbamed ai lettori ed ascoltatori di aderire alla staffetta solidale di sciopero della fame per un giorno.

Oggi digiunano: Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia e Francesca Biancani, professora associata in Storia e istituzioni dell’Asia all’università di Bologna. Storica del Medio Oriente moderno e contemporaneo.

Per maggiori info: http://www.invisiblearabs.com

Il 30 giugno, Anbamed ha spento la seconda candelina. Due anni fa è iniziata questa maratona dell’informazione quotidiana sul Grande Vicino Oriente. Puntuale, completa e senza interruzioni. Agli abbonati del 2022 andranno due quadri donati da Silvia Lotti e Giuseppe Di Giacinto.

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I titoli

Tunisia: Vittoria del sì con oltre il 90% di consensi. Risultati ufficiali in serata.

Siria: Nella provincia di Aleppo è in corso una guerra di bassa intensità tra esercito turco e truppe di Damasco.

Iran: Teheran sbatte la porta in faccia all’AIEA. “Le videocamere di sorveglianza nei siti nucleari rimarranno spente”.

Palestina: Gli avvocati manifestano contro i decreti del presidente Abbas.

Iraq: Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU condanna il bombardamento su Dahuk.

Egitto: Rilasciato l’avvocato Ramadan, dopo 4 anni di carcere per aver indossato un giubbotto giallo.

Le notizie

Tunisia

Il sì ha vinto nel referendum costituzionale. I dati ufficiali definitivi saranno pubblicati martedì sera, ma le proiezioni danno il sì vincente per oltre il 90% dei voti espressi. Ha partecipato al voto il 27,54% degli aventi diritto (2,5 milioni circa su un totale di 9 milioni di elettori). Già all’alba di oggi, il presidente Saied è andato alla manifestazione di giubilo dei suoi sostenitori, nel centro di Tunisi, ed ha pronunciato un comizio improvvisato: “Da ora in poi comincia la lotta contro la corruzione e tra quattro mesi, il popolo tornerà alle urne per esprimere la sua sovranità con l’elezione di un nuovo parlamento”. I sostenitori di Saied hanno gridato slogan contro il partito islamista Ennahda e contro la corruzione, che “ha prodotto povertà e disoccupazione”. Un risultato prevedibile anche a causa della divisione nell’opposizione, tra chi chiamava al boicottaggio e chi invitava a votare no. La bassa percentuale di votanti non è una vittoria dell’opposizione, perché l’astensione è stata sempre alta: nel 2019 la partecipazione al voto era del 41%.

Siria

Nella provincia di Aleppo è in corso una guerra di bassa intensità tra le truppe di occupazione turche e quelle del governo di Damasco, entrate in zona dopo l’accordo con i curdi. L’artiglieria governativa siriana ha bombardato ieri le basi militari turche nella provincia, con almeno 70 obici. Le truppe di Ankara e le milizie jihadiste affiliate hanno risposto bombardando le basi dei curdi. Sono le avvisaglie di una possibile guerra generalizzata, che il presidente turco, Erdogan, da settimane va annunciando. Non ci sono informazioni su danni e vittime, ma le operazioni hanno provocato la fuga della popolazione dei villaggi limitrofi alle zone di attività belliche.  

Iran

Il direttore dell’ente per l’energia nucleare di Teheran ha dichiarato che le 27 videocamere dell’AIEA, installate per monitorare il programma nucleare iraniano, non saranno messe in funzione fino al momento della ripresa dell’accordo del 2015. Teheran accusa il Consiglio dei governatori dell’ente nucleare dell’ONU di esprimere decisioni politiche e di avanzare accuse unilaterali e non provate. “Il fronte dei paesi occidentali deve garantire il ritiro di tutte le sanzioni e la certezza di non retrocedere di nuovo dalle misure intraprese. Finché rimarranno le sanzioni, non ci sarà nessun ruolo dell’Aiea in Iran”, ha ribadito. Teheran teme di fare la fine dell’Iraq, con l’uso politico e mediatico dell’Aiea. Allora l’ente dell’ONU è stato usato, da Washington, per accusare il regime iracheno di lavorare su un programma nucleare, di fatto inesistente.

Palestina

Si sono svolti davanti alla sede del governo dell’ANP, a Ramallah, uno sciopero e un presidio degli avvocati indetti dal sindacato, contro le leggi emanate con decreti dal presidente Abbas. Il segretario del sindacato, Suhail Ashour, ha espresso la contrarietà alle decisioni riguardanti i diritti della difesa e l’autonomia della magistratura. “Abbiamo svolto una serie di mobilitazioni per aprire un dialogo, con la richiesta esplicita del ritiro di queste leggi liberticide, ma non ci è stato dato ascolto”, ha affermato e poi ha concluso: “Siamo qui davanti alla sede del governo, per reclamare di essere ascoltati”. Dal 2006 manca l’organo legislativo, che è stato sciolto dopo le elezioni vinte da Hamas.  

Iraq

Il Consiglio di Sicurezza ha condannato l’attacco con l’artiglieria sul resort turistico di Dahuk, in Kurdistan, che ha ucciso 9 persone, la scorsa settimana. Il supremo organismo dell’ONU ha chiesto a tutti i paesi di rispettare la sovranità dell’Iraq e di collaborare nell’inchiesta per individuare gli aggressori. Non viene nominata la Turchia, ma il senso del testo è un’accusa esplicita ad Ankara, per chiedere il ritiro delle sue truppe dal territorio iracheno. Subito dopo, il ministro della difesa iracheno ha spiegato che la Turchia, malgrado le reiterate richieste, non ha mai voluto ritirare le sue truppe dalla base irachena di Zalkhan, a 20 km dal confine turco, occupata sfruttando l’avanzata di Daiesh (Isis), nel 2014.  

Egitto

L’avvocato Khaled Ramadan, dal 2018 in carcere, è stato liberato ieri per ordine della procura, in seguito all’interessamento al suo caso da parte della commissione parlamentare per l’amnistia. Quattro anni in cella per un selfie, postato sui social, con addosso un giubbotto giallo. La polizia lo aveva arrestato e sequestrato dal suo studio legale l’arma: un giubbotto giallo. Le accusa confezionate erano drammaticamente ancora più ridicole: appartenenza ad un’organizzazione terroristica, diffusione di notizie false e incitamento alle manifestazioni contro il governo. Non ha mai ottenuto un processo. Rimane in carcere, invece, Alaa AbdelFattah che da 116 giorni prosegue nel suo sciopero della fame. Si teme per la sua salute, perché il giorno 23 luglio non era presente alla visita che ha compiuto sua madre nel carcere di Wadi Natroun. Le autorità carcerarie sostengono che il detenuto si è rifiutato, ma la versione ufficiale non è credibile. Alaa infatti non ha scritto una lettera alla madre, che ha intrapreso un viaggio di 150 km per vederlo e assicurarsi della sua salute. Continua la campagna internazionale per la liberazione sua e quella di tutti i detenuti di coscienza in Egitto.   

Finestra sulle RiveArabe – 3

Da Tripoli alla Mecca, viaggio nel deserto dei sentimenti

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1 commento

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