Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo
(testata giornalistica. Direttore responsabile: Federico Pedrocchi)
30 luglio 2022.
Rassegna anno III/n. 210
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Sono trascorsi 156 giorni di guerra. Una strage nel carcere dei prigionieri dell’Azov. Scambio di accuse tra Mosca e Kiev. Telefonata tra Blinken e Lavrov.
Alaa Abdel Fattah ha iniziato lo sciopero della fame il 2 aprile, nel carcere di Wadi Natroun. In Italia dal 28 maggio è in corso un digiuno solidale a staffetta per chiedere la sua liberazione.
Appello della redazione di Anbamed ai lettori ed ascoltatori di aderire alla staffetta solidale di sciopero della fame per un giorno.
Oggi digiuna: Marina Calculli, docente presso Leiden Institute for Area Studies. Si è spostata da quest’anno a New York: ha infatti vinto la Marie Skłodowska-Curie Global Fellowship alla Columbia University a New York.
Per maggiori info: http://www.invisiblearabs.com
Il 30 giugno, Anbamed ha spento la seconda candelina. Due anni fa è iniziata questa maratona dell’informazione quotidiana sul Grande Vicino Oriente. Puntuale, completa e senza interruzioni. Agli abbonati del 2022 andranno due quadri donati da Silvia Lotti e Giuseppe Di Giacinto.
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I titoli
Iraq: Assedio del Parlamento da parte dei seguaci di Sadr per impedire la seduta di oggi.
Somalia: A Bilboa, un ministro è stato ucciso all’uscita dalla moschea.
Palestina Occupata: Un giovane di 16 anni ucciso dalle pallottole dei soldati israeliani vicino Ramalla.
Yemen: Rapporti ONU accusano i soldati emiratini di torture contro prigionieri yemeniti.
Libia: Un tribunale civile USA ha condannato il generale Haftar a risarcire le vittime della sua guerra contro Tripoli.
Egitto: La Fratellanza Musulmana annuncia di rinunciare all’azione politica.
Le notizie
Iraq
Decine di migliaia di seguaci del predicatore Mouqtada Sadr si sono radunati in piazza Tahrir, a Baghdad, con l’intento di marciare verso la zona verde, per impedire la tenuta della seduta del Parlamento. L’empasse politica in Iraq nasce dalla spartizione etnico-confessionale delle cariche istituzionali. Dallo scorso ottobre, in seguito alle ultime elezioni, non è stato possibile nominare un nuovo governo e eleggere il presidente della Repubblica. La candidatura di un esponente sciita del coordinamento radicale (minoranza filo iraniana) ha fatto infuriare la corrente sadrista, che gode del gruppo parlamentare di maggioranza relativa, ma per l’ostruzionismo dei radicali che hanno fatto mancare il numero legale, non hanno potuto candidare un loro premier. Senza un accordo per un governo di unità nazionale, la situazione in Iraq rischia di degenerare verso la guerra civile.
Somalia
In un attentato a Biadoa, nel sud ovest, è stato ucciso ieri il ministro Hassan Ibrahim, suo figlio e altri due civili. All’uscita dalla moschea, la loro auto è stata colpita da un’esplosione che ha fatto una strage. Le versioni fornite non discordanti: mentre la polizia parla di una mina collocata sotto la loro macchina, testimoni oculari hanno riferito di un attentatore suicida che si è fatto esplodere nelle vicinanze. Dal movimento Shebab finora non è giunta nessuna rivendicazione. Infuriano i combattimenti invece al confine tra Etiopia e Somalia, tra le truppe di Addis Abeba e i miliziani del movimento jihadista Shebab. L’esercito etiopico parla dell’uccisione di 150 miliziani nei combattimenti e della perdita di 38 soldati.
Palestina Occupata
Un giovane palestinese di 16 anni è stato ucciso dalle pallottole dei soldati di Tel Aviv, durante una manifestazione di protesta nel villaggio di Mughayya, ad est di Ramalla. La protesta dei palestinesi era rivolta contro le aggressioni dei coloni, che continuano ad occupare nuovi terreni per costruire altre colonie ebraiche. Soldati e coloni hanno sparato proiettili di guerra e il giovane Amjad Abulayya è stato colpito al petto. Soccorso dalla Mezzaluna rossa, è arrivato in ospedale senza vita. Il premier palestinese Shtie ha denunciato i crimini di guerra dell’esercito di occupazione e ha rivolto un appello all’ONU per mettere fine alla colonizzazione ed alle uccisioni quotidiane di manifestanti pacifici.
Yemen
Rapporti dell’ONU accusano le truppe emiratine in Yemen di torture e maltrattamento nei confronti di detenuti politici e prigionieri di guerra. La missione internazionale ha chiesto ufficialmente ai generali di Abu Dhabi di compiere le necessarie inchieste per verificare questi fatti, punire i responsabili e garantire un percorso legale alle vittime per chiedere risarcimenti.
Libia
Un tribunale civile statunitense ha condannato il generale libico Haftar al pagamento di risarcimenti alle famiglie delle vittime uccise durante la guerra per la conquista di Tripoli. In mancanza di collaborazione (Haftar si è rifiutato di comparire in Tribunale adducendo immunità per le sue cariche istituzionali), il giudice ha emesso la sentenza, che rappresenta una sconfitta giudiziaria per il generalissimo. Nelle prossime udienze sarà determinato il valore monetario dei risarcimenti. I difensori di Haftar non hanno chiarito se intendono ricorrere contro la sentenza civile.
Egitto
Il capo di una delle due correnti politiche della Fratellanza Musulmana egiziana, Ibrahim Munir, ha affermato da Londra, dove vive in esilio, che la confraternita non svolgerà più attività politiche per la lotta al potere in Egitto. Una posizione bollata dall’altra fazione, con sede a Istanbul, di arrendismo. Il movimento che aveva vinto le elezioni presidenziali nel 2012, ha perso il potere a causa del colpo di Stato compiuto dall’allora ministro della difesa, Al-Sissi. Il movimento era stato dichiarato fuorilegge e annoverato tra le organizzazioni terroristiche ed una repressione feroce ha colpito i suoi dirigenti e militanti, con il carcere, la confisca dei patrimoni e l’esilio. Si calcola che nelle prigioni egiziane vi siano detenuti oltre 6 mila attivisti della Fratellanza. Sostenuti in passato da Qatar e Turchia, i fratelli musulmani hanno perso molto spazio di manovra per il riavvicinamento diplomatico dei due paesi con il Cairo.
Approfondimento
In ricordo di “Abouna Paolo”, scomparso 9 anni fa in Siria
Il 29 luglio 2013 è l’ultima data nella quale è stato visto Padre Paolo Dall’Oglio, a Raqqa, mentre si recava nella sede del governatorato della città, diventato il quartier generale del fu falso califfato. 9 anni di angoscia per la scomparsa di “Abouna”, come lo chiamavano i giovani siriani in rivolta contro la dittatura di Bashar Assad. Dedichiamo in suo ricordo un approfondimento a più voci, con il link al video realizzato dal collega Amedeo Ricuci, recentemente scomparso.
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