Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo

(testata giornalistica. Direttore responsabile: Federico Pedrocchi)

19 settembre 2022.

Rassegna anno III/n. 257

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Le vignette sono QUI

Sono passati 207 giorni di guerra russa in Ucraina.

Alaa Abdel Fattah ha iniziato lo sciopero della fame il 2 aprile, nel carcere egiziano di Wadi Natroun. In Italia dal 28 maggio è in corso un digiuno solidale a staffetta per chiedere la sua liberazione.

 Oggi lunedì 19 settembre digiuna Paolo Pignocchi, di Amnesty International Italia – Coordinamento Europa – Circoscrizione Marche. Digiuna ancora una volta, Osvalda Barbin, del comitato direttivo di Amnesty. 

Appello della redazione di Anbamed ai lettori ed ascoltatori di aderire alla staffetta solidale di sciopero della fame per un giorno.

Per maggiori info: http://www.invisiblearabs.com

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I titoli

Siria: Bombardamenti turchi nelle vicinanze di Kobane.

Iran: Rabbia popolare dopo la morte di una giovane curda in carcere.

Sudan: Incessanti manifestanti contro il golpe dei militari.

Tunisia: Convocati oggi in procura anti terrorismo due capi del partito islamista Ennahda.

Egitto: Riarrestato l’attivista Sherif El-Rouby. Era stato graziato a maggio.

Marocco: Firmato a Rabat il protocollo d’intesa per il gasdotto nigeriano.

Eritrea/Etiopia: Asmara ammassa truppe sul confine con l’Etiopia, per combattere il FPLT.

Le notizie

Siria

L’esercito turco ha compiuto un attacco nella zona di Kobane, uccidendo 12 persone tra combattenti curdi, soldati governativi e civili. Secondo Ankara sarebbe la risposta ad un attacco curdo con l’artiglieria oltre frontiera che ha ucciso un soldato.

I curdi si trovano a combattere su due fronti: contro l’aggressione turca e contro i jihadisti di Daiesh (Isis). Nel campo di detenzione di El Hol si è conclusa ieri l’operazione per mettere fine alle attività dell’organizzazione terroristica. Dopo tre settimane di controlli e perlustrazioni, sono stati arrestati 226 affiliati alle cellule jihadiste, tra i quali 20 donne ed è stato recuperato un considerevole quantitativo di armi, oltre alla scoperta di 25 tunnel, usati come nascondigli per le armi, luoghi per tenere riunioni clandestine e vie di fuga.

Iran

Continuano le reazioni di rabbia popolare contro l’uccisione in carcere di Mahsa Amini, la 22enne curda arrestata per aver indossato un velo “non idoneo”. Dopo le manifestazioni popolari nella città natale di Amini, seguite ai funerali, anche nella capitale Teheran sono state svolte azioni di protesta estemporanee ed improvvisate, in orari serali, compiute da attiviste che hanno tolto il velo e gridato morte al dittatore, per poi disperdersi in mezzo alla folla di famiglie nel consueto passeggio per gli acquisti.

Sudan

Centinaia di migliaia di sudanesi sono scesi ieri nelle principali città per chiedere il ritorno dei militari nelle caserme e la consegna del potere ai partiti, senza intromissioni. Una rivolta popolare pacifica che va avanti dal momento del colpo di Stato dei generali, il 25 ottobre 2021. Il capo dei golpisti Burhan ed il suo vice Hamidati continuano a rilasciare dichiarazioni ambigue di disponibilità a consegnare la direzione del consiglio di Stato nelle mani dei civili, ma subito condizionano questo passo alle elezioni. I militari sono all’angolo per le difficoltà economiche che vive il paese, a causa delle sanzioni internazionali e delle recenti alluvioni che hanno distrutto i raccolti ed i terreni di pascolo. In un rapporto dell’inviato ONU in Sudan si sottolinea la grave situazione economica e di sicurezza, che sta attraversando il paese in mancanza di un processo credibile di passaggio alla democrazia con la nomina di un governo civile dotato di pieni poteri.   

Tunisia

Due alti esponenti del partito islamista Ennahda, il presidente Ghannouchi e il suo vice ed ex ministro Larayedh, sono stati convocati a comparire oggi lunedì in procura per, essere interrogati dalla sezione anti terrorismo. Sarebbero sospettati di aver partecipato al reclutamento di mercenari tunisini da spedire a combattere all’estero nel nome del jihad, Siria e Libia particolarmente. Lo scorso mercoledì era stato fermato un altro dirigente di Ennahda, Ellouz, sempre nel corso delle stesse indagini. In Siria, il gruppo di mercenari jihadisti più consistente è stato quello tunisino con circa 5000 unità, trasferiti con voli via Istanbul. In Libia invece hanno operato almeno 1500 jihadisti tunisini e nella prima fase, il capo di Ansar Sharia, Abu Ayyadh, era di nazionalità tunisina.

Egitto

È stato riarrestato il difensore dei diritti umani e fondatore del movimento “6 aprile”, Sherif El-Rouby. Era stato liberato lo scorso maggio in seguito ad un perdono presidenziale. Anche questa volta, l’arresto è motivato dalle accuse fotocopia di aver divulgato notizie false e di appartenere ad organizzazione terroristica. Nelle carceri di Al-Sissi, a Wadi Natroun, continua da 171 giorni lo sciopero della fame di Alaa Abdel-Fattah, il Gramsci egiziano. Ieri, sua madre e sua sorella sono andate a visitarlo in carcere. Hanno descritto il suo stato di salute con queste parole: “Sta scomparendo”. La sua lotta silenziosa e nonviolenta non può non suscitare reazioni nel mondo contro un regime dittatoriale spietato, soltanto perché il Cairo garantisce forniture importanti di gas all’Europa. Dal 28 maggio è in corso in Italia un’azione di solidarietà di digiuno per un giorno, a staffetta. La redazione di Anbamed vi invita ad aderire.

Marocco

È stato firmato a Rabat il protocollo di intesa per la costruzione del gasdotto Nigeria-Marocco, che trasporterà il gas dai giacimenti nigeriani ai paesi firmatari e verso l’Europa. Al progetto sono interessate 13 nazioni, i membri della Comunità economica dell’Africa Occidentale (CEDEAO), oltre al Marocco e Nigeria. Il Gasdotto avrà una lunghezza di 6 mila km e saranno necessari investimenti per 40 miliardi di dollari, in parte saranno coperti dalla Banca Islamica e dai paesi del Golfo arabo-persico. Il progetto una volta completato (2026?) colmerà il deficit energetico delle economie europee, dopo la crisi delle relazioni con Mosca.

Eritrea/Etiopia

Asmara sta ammassando truppe al confine con l’Etiopia per dare una mano alle forze governative nella guerra in Tigray contro il Fronte Popolare. Secondo fonti non ufficiali, le truppe eritree si trovano già in Etiopia. Attivisti per i diritti umani in Eritrea hanno confermato che sono in corso azioni di reclutamento di studenti e impiegati pubblici da mandare al fronte. Rifugiati eritrei residenti in Italia hanno confermato ad Anbamed l’avvenuto richiamo al servizio militare di loro parenti ancora in patria. L’esercito eritreo ha partecipato all’offensiva governativa in Tigray due anni fa e si è macchiato dei più orrendi crimini contro la popolazione civile, compresi gli stupri di donne e le esecuzioni di piazza, secondo denunce unanime di organizzazioni umanitarie dell’ONU allora ancora operanti nel territorio. Nelle scorse settimane si sono svolte a Gibuti trattative tra governo di Addis Abeba e rappresentanti del FPLT e il Fronte ha espresso pubblicamente la sua accettazione della mediazione africana. L’esercito governativa ha immediatamente intrapreso una serie di attacchi con droni sul capoluogo Makallè che praticamente hanno vanificato gli sforzi negoziali.

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