Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo
(testata giornalistica. Direttore responsabile: Federico Pedrocchi)
10 novembre 2022.
Rassegna anno III/n. 309
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I titoli:
Siria: Un attacco di droni al valico di frontiera con l’Iraq. Secondo rivelazioni stampa sarebbero velivoli israeliani.
Egitto: Arrestato l’avvocato difensore dei detenuti del processo “venerdì 11/11”.
Iran: L’esercito minaccia di scendere in campo per reprimere le proteste.
Sudan: La regione orientale avanza rivendicazioni secessioniste.
Arabia Saudita: Una giovane donna USA “ostaggio” della wilaya.
Palestina: Pressioni di Washington sull’ANP per il ritiro delle denunce contro Israele alla Corte Penale Internazionale.
Le notizie:
Siria
Un attacco con droni ha colpito un convoglio di cisterne, che transitava al confine con l’Iraq. Le fonti locali parlano di velivoli di nazionalità ignota e che vi sarebbero stati almeno 15 miliziani iraniani uccisi. L’attacco è avvenuto nella zona rurale di Abu Kamal, uno dei più importanti valichi di frontiera tra Siria e Iraq.
Secondo la stampa di Washington, l’attacco è stato compiuto da droni israeliani con l’assistenza delle truppe USA dislocate nella base di At-Tanaf.
Egitto
Cinque giorni di sciopero totale di Alaa Abdel Fattah e della sua sorte non si sa nulla. Sua madre, Leila Suweif, è stata per l’intera giornata di ieri davanti alla porta del carcere di Wadi Natroun, a 100 km a nord del Cairo, ma non ha potuto né vederlo, né ricevere una sua lettera, come prova di esistenza in vita.
La campagna internazionale a suo favore, durante la conferenza sul clima, non ha piegato la determinazione criminale del regime a lasciarlo morire, oscurando per il momento qualsiasi informazione sul suo stato di salute.
La macchina repressiva va avanti senza sosta, malgrado le azioni propagandistiche sulle grazie presidenziali, che hanno portato negli ultimi sei mesi a liberare 766 prigionieri: nello stesso periodo sono stati detenuti 1540 attivisti, con le accuse di notizie false e turbamento dell’ordine pubblico, per il semplice gesto di aver scritto post sui social che criticano la politica del governo.
Ultimo caso è l’arresto preventivo dell’avvocato, Ahmad Nazir El-Helw, legale difensore della maggior parte degli oltre 300 arrestati per la virtuale organizzazione della manifestazione prevista domani 11 novembre, lanciata sul web da siti dell’opposizione all’estero. Molti degli arrestati sono finiti in carcere per aver semplicemente ricevuto un sms di invito alla protesta di venerdì 11/11. Alcuni sono stati presi per strada in controlli casuali durante i quali sono stati ispezionati i telefoni cellulari. L’arresto di El-Helw è molto grave perché lede i diritti della difesa.
Iran
Il capo delle forze terrestri dell’esercito, Haidary, ha minacciato di intervenire contro i manifestanti in caso di richiesta della guida spirituale, Khaminei. “Sarebbe sufficiente un cenno della guida suprema, per spazzare dalle piazze ogni segno di protesta”, ha tuonato in un discorso alle reclute.
Il regime tende a dipingere le proteste come strumento nelle mani di agenti stranieri che mirano a scardinare l’ordine nella repubblica islamica. Il ministro per la sicurezza dello Stato, Ismail Khateeb, ha rivelato che è stato scoperto e fatto fallire un attentato, con una bomba ad orologeria, in una fabbrica aerospaziale a Isfahan. Sarebbero stati arrestati gli attentatori e avrebbero confessato rapporti con agenti stranieri. Una versione di comodo, per deviare l’attenzione della popolazione dai seri problemi economici che la società iraniana vive.
Sudan
Si apre in Sudan un altro fronte di tensione. Quello della possibile secessione della regione orientale. Il Consiglio della provincia di Port Sudan (Baja) ha annunciato che funzionerà come parlamento autonomo, il suo direttivo come governo locale, di non riconoscere il governo di Khartoum e che svolgerà un referendum per l’autodeterminazione. All’origine del contenzioso vi è l’esclusione dei rappresentanti della regione orientale dagli accordi di pace del 2020, ma dietro questo passo si intravvedono le mosse della giunta golpista per avvelenare la fase futura. Se il disegno secessionista andrà in porto, il Sudan non avrà più accesso al mare.
Arabia Saudita
Una cittadina statunitense, Carly Morris, sposata con un uomo saudita, è stata rilasciata dopo alcuni giorni di carcere. Lo ha scritto lei stessa sui social. “Sono stata liberata. Mi trovo nel mio hotel con mia figlia, ma mio marito durante la mia detenzione ha portato via tutto. Sono stata interrogata sui miei post pubblicati sui social. Non posso lasciare il regno”.
Il post citato trattava dell’argomento della “Wilaya”, la potestà maschile sulle donne della famiglia. Morris aveva consigliato alle donne sposate da uomini sauditi di non portare i figli nel regno, per evitare il rischio di rimanere intrappolate per sempre.
È un consiglio maturato dalla sua propria esperienza. Morris è partita alla volta di Riad nel 2019, accompagnata dalla figlia che adesso ha 8 anni. Il motivo dell’invito proposto dal marito era quello di far conoscere la bambina al nonno paterno. Da quel momento, madre e figlia sono rimaste “in ostaggio” della wilaya, perché il marito non ha mai autorizzato la partenza della bambina, che è anche cittadina saudita.
Lo scorso settembre, la polizia l’ha informata di essere indagata per “disturbo all’ordine pubblico” e lunedì 7 novembre è stata arrestata. Il suo rilascio è avvenuto dopo un intervento del Dipartimento di Stato.
La vicenda è stata resa pubblica da “The Freedom Initiative” (QUI).
Ne ha parlato anche il Guardian (QUI).
Palestina
Fonti della presidenza palestinese hanno affermato che l’amministrazione Biden ha chiesto il ritiro della procedura avanzata dall’ANP presso gli organismi dell’ONU, per accertare un interessamento della CPI sul colonialismo israeliano e sul regime di Apartheid. Washington invece di fare pressioni sulla forza occupante, preme sulle vittime per imporre altri cedimenti. La risposta palestinese è stata quella di chiedere, per compiere quel passo richiesto, la fine dell’assedio delle città palestinesi e conseguenti rastrellamenti, uccisioni e arresti, blocco della colonizzazione, freno alle aggressioni dei coloni contro villaggi e città, smettere la pratica di demolizione delle case, consegnare ai familiari i corpi dei giovani assassinati e saldare all’ANP le tasse incassate per suo conto ma tuttora congelate. “Solo così si potrà creare fiducia e ricostruire una partnership, per un processo negoziale verso la creazione di due Stati per due popoli”, ha commentato la fonte.
Mondo
Sono passati otto mesi e 15 giorni di guerra russa in Ucraina.
Appelli:
Anbamed chiama la vostra sensibilità per salvare la 20enne sudanese, Amal, dalla lapidazione. Vi chiediamo di scrivere una lettera all’ambasciata sudanese a Roma: https://www.anbamed.it/2022/10/25/appellp-salvate-amal-dalla-lapidazione/
Alaa Abdel Fattah ha iniziato lo sciopero della fame il 2 aprile, nel carcere egiziano di Wadi Natroun. Da domenica 6 novembre, ha iniziato anche lo sciopero della sete. Il regime di Al-Sissi è sordo agli appelli e nelle cancellerie internazionali prevale l’insensibilità.
In Italia, dal 28 maggio, è in corso un digiuno solidale a staffetta per chiedere la sua liberazione.
Oggi, giovedì 10 novembre, digiunano per Alaa Helena Janeczek, Lucia Goracci. Marcella Scotto, Cristina Artoni, Giada Salerno, Agostino Mondin, Luigi Eusebi, Gabriella Capecchi e Simona Scotuzzi.
Appello della redazione di Anbamed ai lettori ed ascoltatori di aderire alla staffetta solidale di sciopero della fame per un giorno. Urge una vostra adesione.
Per maggiori info: http://www.invisiblearabs.com
Sostenete Anbamed
Il prossimo 29 novembre è il secondo anniversario della costituzione di Anbamed, aps per la multiculturalità.
Questa maratona dell’informazione quotidiana sul Grande Vicino Oriente continua “puntuale, completa e senza interruzioni”, come l’ha definita un collega. Agli abbonati del 2022 andranno due quadri donati da Silvia Lotti e Giuseppe Di Giacinto.
Il rapporto delle donazioni dal 1° al 31 ottobre 2022 ci dice che sono state raccolte 730 € (+ 165 € rispetto al mese precedente).
Grazie per la sensibilità e l’impegno a coloro che hanno risposto al nostro appello.
Questa rassegna sopravvive grazie ai contributi dei suoi lettori e ascoltatori.
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