GIUFA’, UN PONTE DI STORIE TRA LE CULTURE DEL MEDITERRANEO
di Alessandra Amorello
Secondo quanto sostiene l’UNESCO[1], il patrimonio culturale immateriale si compone di quell’insieme di tradizioni tramandate oralmente dai nostri antenati. Si tratta di un patrimonio altamente inclusivo nel senso che ci permette di condividere un tesoro comune, espressioni culturali che ci accomunano ad altre popolazioni; sia che si tratti di consuetudini appartenenti a popolazioni remote o a popoli che, emigrando, le abbiano adattate ai luoghi di insediamento, esse sono state trasmesse da generazione in generazione, si sono evolute in risposta all’ambiente e hanno contribuito a conferirci un senso di identità e continuità, un collegamento col passato, attraverso il presente e verso il futuro.
La definizione di cui sopra calza a pennello con il patrimonio immateriale legato alla tradizione culturale di Ğuhâ, un personaggio bislacco che fa parte del folklore arabo da secoli. Le storie popolari e le avventure umoristiche di Ğuhâ sono un classico della letteratura araba per l’infanzia e vengono tutt’ora usate a livello didattico nelle scuole. Gli aneddoti, di cui sono stati realizzati diversi adattamenti – la casa editrice egiziana Al-Muʾassasa al-ʿArabiyya al-Ḥadītha ne ha realizzato una collana per l’infanzia con 99 storie illustrate – si prestano a una lettura didattico-moralistica e si propongono di trasmettere valori sociali.
La dimensione dello “sciocco” non è l’unica sfumatura che caratterizza il personaggio della tradizione araba. Se alcuni racconti sono incentrati su vicende umoristiche offrendo una fuga dalla realtà, al contempo comunicano valori quali l’altruismo, il rispetto degli altri e l’ospitalità. Inoltre, in alcune occasioni Ğuhâ sembra un oppositore delle regole, in altre situazioni le segue “alla lettera”. Per tale ragione sovente è definito lo “sciocco saggio”: egli è stolto, ma anche scaltro, ed ha una personalità dalle molteplici sfaccettature.
Il primo esempio di letteratura scritta sugli aneddoti di Ğuhâ nel mondo arabo sembra risalire al VII secolo, sebbene questo sia stato probabilmente adattato da una più antica tradizione orale. Ğuhâ vive a Kufa, tra Bassora e Bagdad e, grazie all’avvento degli Abbasidi, la sua presenza si diffonde rapidamente fino agli estremi confini del mondo mediterraneo, seguendo gli arabi in Sicilia, dove diviene noto come Giufà.
Giufà quindi vive in Sicilia dal tempo degli arabi. Non c’è bambino che abbia trascorso l’infanzia in Sicilia che non ne conosca le storie, direttamente dal racconto dei nonni. È talmente radicato nella cultura siciliana che a Palermo esiste un detto: “Sei come Giufà: una ne pensa, cento ne fa!”, con riferimento alla stoltezza con cui egli agisce, che spesso finisce per metterlo nei guai.
La sua figura emerge in letteratura nel 1875 ad opera di Giuseppe Pitrè[2], medico e folklorista palermitano, che ne raccoglie le storie tramandate oralmente nel territorio. Tuttavia, il Giufà siciliano è attestato per la prima volta nel 1845 in un adattamento in lingua italiana di una storia del favolista Venerando Gangi (Acireale 1748 – 1816)[3].
L’opera di Pitré, che consta di ben 300 fiabe narrate per lo più da donne – alla maniera delle Mille e una notte…si racconta che – può essere considerata la raccolta di storie orali più ricca che l’Italia abbia mai avuto e nel 1956 Italo Calvino vi attinge nel redigere Fiabe Italiane[4].
Calvino inserisce sette storie di Giufà nella sua opera argomentando:
«Il gran ciclo dello sciocco, anche se non è fiaba, è troppo importante nella narrativa popolare anche italiana perché lo si lasci fuori. Viene dal mondo arabo ed è giusto che scelga a rappresentarlo la Sicilia, che dagli Arabi direttamente deve averlo appreso. L’origine araba è anche nel nome del suo personaggio: Giufà… lo sciocco a cui tutte finiscono per andare bene»[5].
Parimenti, F. Maria Corrao sostiene che le prime sette storie del corpus siciliano siano di origine araba[6].
Nel libro di Pitrè vi è un racconto dal titolo “Il tale degli asini”, riportato da Francesca Amato[7]. Si narra di un tale che trasporta una mandria di asini, 13 in tutto, compreso quello su cui sta in groppa. Ebbene, la storia riprende una delle tante storie di Ğuhâ, il quale, nel contare gli asini, stupidamente non considera l’asino su cui va in groppa e quindi pensa di averne perso uno. La storia si conclude con Ğuhâ che preferisce scendere dall’asino e andare a piedi piuttosto che “perderne” uno.
Ci si potrebbe interrogare sull’efficacia e l’attualità di questo personaggio in un’epoca in cui non è facile imbattersi in asini o pozzi. Qualcuno, difatti, ne ipotizza la morte, così egli finisce travolto da un’auto durante il primo giro della Targa Florio, emblema del progresso in opposizione a un mondo retrogrado:
«Giufà ne ha sentito parlare, di questi carri di ferro che corrono soli su quattro ruote, senza un mulo o cavallo che li tiri; e fanno rumore, e mandano lampi …. Era il 6 maggio, giorno della prima Targa Florio, ma Giufà che ne sapeva?» scrive Gesualdo Bufalino nel racconto “La Morte di Giufà”[8].
Ascanio Celestini invece sostiene:
«Secondo alcuni Giufà non è mai morto, è riuscito a scappare alla morte talmente tante volte
che ancora sta scappando e ancora gira per il mondo».[9]
Nell’indagare sulla possibile “morte” di Giufà, ci si imbatte nel libro Le storie di Giufà di F. Maria Corrao[10]. L’autrice sottolinea l’importanza di Giufà prendendo in esame l’opera del critico egiziano ʻAqqād, ʻAbbās Maḥmūd[11](1889-1964), il quale individua nel personaggio elementi e caratteristiche delle varie comunità che lo hanno ospitato, facendone un elemento di identità culturale. Spostandosi nel tempo e nello spazio, le storie si arricchiscono di particolari e acquistano significati differenti, è il caso del filosofo Nasreddin Hoca, nome turco di Ğuhâ, cui si attribuisce un significato mistico. Nel suo studio Al-‘Aqqàd sottolinea l’origine araba di Giufà riportando una storia narrata da al-Maydani, l’autore più noto di raccolte di aneddoti arabi (m. 1124). ‘Abd as-Sattar Farraj[12] invece, ne mette in risalto i tratti che lo rendono un personaggio universale.
Ğuhâ, Giufà, Nasreddin Hoca, o chiunque egli sia…questo furfante vagabondo non ha mai smesso di viaggiare, nel tempo e nello spazio, divenendo parte integrante della cultura del Paese che lo ha ospitato. Giufà, ma ancor prima Ğuhâ, è un personaggio multiculturale, foriero di quel concetto di interculturalità che è diventato ormai essenziale per comprendere, vivere e operare nel mondo attuale.
Sfogliando le pagine del libro illustrato Giufà[13] emerge proprio questa considerazione. Le autrici Carrer e Corrao chiariscono alcuni aspetti storici, realizzando un’edizione bilingue delle storie che mette in risalto la particolarità di ciascuna di esse, a seconda del Paese che ne detiene i natali.
Per quanto riguarda la parte di Giufà siciliano, è stata scelta la celebre storia di Giufà titati la porta, dove invece che chiudere la porta, Giufà la scardina portandosela sulle spalle. Tale aneddoto avvisa riguardo il pericolo di eseguire gli ordini alla lettera.
Al suddetto libro è ispirato il cortometraggio per bambini realizzato dalla sottoscritta nell’ambito del progetto ITALIAN ARABIC KALIMĀT, con le illustrazioni di Carlotta Mangiò. Nel corto un Giufà “inedito” accompagna grandi e piccini lungo un viaggio alla scoperta di luoghi lontani e misteriosi, di aneddoti e delle nostre radici comuni. Due delle storie rappresentate sono di tradizione araba (Ğuhâ e la luna, Ğuhâ e il tesoro perduto) e poi c’è la storia di Giufà e la porta, che per l’occasione è stata tradotta in arabo. Il cortometraggio è stato proiettato in diverse scuole primarie e secondarie di primo grado.
Un’altra esilarante interpretazione di questo personaggio e della sua natura interculturale è quella di Carlo Carzan nei libri editi da Mesogea, una serie dedicata ai “Giufà” del Mediterraneo. I protagonisti sono infatti “4 Giufà”: Giufà, Nasredin, Ğuhâ e Giaffah. La banda se ne va in giro per il mondo, ad affrontare una serie di avventure e disavventure dove ciascuno riuscirà sempre a trovare soluzioni sorprendenti, sagge ed esilaranti. Bellissimi i disegni di Lucia Scuderi.
Fra gli altri libri che trattano di Giufà figurano le opere dell’attore romano Ascanio Celestini e della siciliana Sara Favarò, che ne evidenzia le caratteristiche da “giramondo”. Nel 2019 è uscito un bellissimo albo illustrato di Enzo Venezia per Edizioni La Piuma, dove l’autore raccoglie le storie più famose legate alla tradizione siciliana.
Al seguente link è disponibile il book trailer del libro di E. Venezia:
La storia di questo personaggio è una prova delle numerose tracce che la cultura araba, una volta dominante nel Medioevo, ha lasciato nella cultura europea moderna. Questa testimonianza dunque non è solo da rintracciare nell’architettura, nell’agricoltura o nella toponomastica siciliana, o ancora nell’origine di alcune parole che sono entrate in uso nelle lingue europee, ma anche nella letteratura e nella cultura popolare. Giufà collega popoli e luoghi e le sue avventure vanno ancora studiate e diffuse proprio perché rimandano all’importanza di costruire ponti.
Per approfondire:
Italo Calvino, Giufà e la statua di gesso, Mondadori, 2023
https://www.ragazzimondadori.it/libri/giufa-e-la-statua-di-gesso-italo-calvino-9788804772521/
Ascanio Celestini, Cecafumo, Donzelli Editore, 2002
https://www.donzelli.it/libro/9788879896870
Ascanio Celestini, Giufà e re Salomone, Donzelli Editore, 2009
https://www.donzelli.it/libro/9788860363312
Sara Favarò, Giufà giramondo. Antologia di cunti in italiano, toscano, inglese e siciliano, Siké, 2021
https://www.mondadoristore.it/Giufa-giramondo-Antologia-Sara-Favaro/eai978883334058/
Sara Favarò, Giufà il semplice, Euno Edizioni, 2015
https://www.unilibro.it/libro/favaro-sara/giufa-il-semplice/9788868590208
Laura Gonzenbach, Fiabe siciliane, Donzelli Editore, 1999
https://www.donzelli.it/libro/9788879892797
Salma Khadra Jayyusi, Tales of Juha, Interlink Books, 2006
https://www.interlinkbooks.com/product/tales-of-juha/
Leonardo Sciascia, Il mare color del vino, Torino, Einaudi, 1975.
[1] https://ich.unesco.org/en/what-is-intangible-heritage-00003
[2] Fiabe, novelle e racconti popolari siciliani di Giuseppe Pitrè (1841-1916), la cui prima edizione porta la data del 1875.
[3] F. M. Corrao, Storie di Giufà, Sellerio Editore, Palermo, 2001, pag. 97.
[4] I. Calvino, Fiabe italiane, Mondadori, Milano, 1993-2002
[5] I. Calvino, op.cit., p.1166.
[6] F. M. Corrao, op. cit., pag. 100.
[7] G. Pitré, Il pozzo delle meraviglie, Donzelli Editore, Roma, 2013-2021, traduzione dal siciliano e cura di Bianca Lazzaro, pag. 644.
[8] G. Bufalino, L’uomo invaso, Milano, Bompiani, 1996
[9] A. Celestini, Cecafumo, Storie da leggere ad alta voce, Donzelli Editore, Roma, 2004, p. 245
[10] https://core.ac.uk/reader/286071852
[11] Il titolo dell’opera di ʻAqqād è Juḥā: al-ḍāḥik al- muḍḥik.
[12] ‘Abd as-Sattar Farraj, Kitāb Akhbār Juha, Maktab Misr, Il Cairo, 1966
[13] C. Carrer, F. Maria Corrao, Giufà, Roma, Sinnos, 2009.