Per ascoltare l’audio di oggi, 16 maggio 2024:
Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo
(testata giornalistica online fondata da Farid Adly.
Direttore responsabile Federico Pedrocchi)
Rassegna anno V/n. 130 (1381)
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Dal numero del 13 maggio 2024, la newsletter Anbamed esce anche in spagnolo, a cura del collettivo: Red Latina Sin Fronteras.
Le notizie:
Genocidio a Gaza
Nel 222° giorno di guerra, ieri, Israele ha ucciso 60 palestinesi e ne ha ferito altri 80. Sono state compiute 5 stragi nei bombardamenti sulle abitazioni civili. La più grave a Nusairat, nel centro della Striscia, dove l’esercito aveva ordinato alla popolazione di Rafah e di Jebalia di sfollare.
Le truppe israeliane penetrate a Rafah hanno iniziato a svolgere lo stesso metodo applicato a Gaza e Khan Younis: demolire con la dinamite interi quartieri, per cancellare ogni possibilità di vita e indurre la popolazione a fuggire. È la stessa tecnica messa in campo a Tantura e negli altri 500 villaggi palestinesi distrutti nel 1948: sterminio e deportazione.
Secondo i dati dell’ONU sono 700 mila i nuovi deportati palestinesi da Rafah, che vagano su e giù per la Striscia. Gli ordini militari israeliani sono quelli di fuggire per salvarsi verso la zona centrale, per poi bombardarli come avvenne ieri nel campo di Nusairat: 43 civili sfollati sono stati uccisi appena arrivati da Rafah.
Nel nord della Striscia, in particolare a Jebalia, i carri armati israeliani sono tornati a rioccupare città e campo profughi. L’esercito israeliana con la sua forza preponderante occupa il territorio, ma non lo controlla, per la presenza di una forte resistenza. Il ricorso ai bombardamenti indiscriminati diventa la vendetta di generali senza una guida politica.
Cisgiordania e Gerusalemme est
Un giovane palestinese è stato assassinato dalle truppe di occupazione ad un posto di blocco nella città vecchia di Gerusalemme est. Le fonti israeliane parlano di un tentativo di accoltellamento e non forniscono l’identità e l’età del giovane. Testimoni oculari palestinesi affermano diversamente che non c’è stato nessun tentativo di accoltellamento e che si è trattato di un’esecuzione di piazza compiuta da soldati inesperti e impauriti. L’esercito israeliano, con la comoda versione sul tentativo di accoltellamento, tenta di coprire i crimini compiuti sotto licenza di uccidere.
Libano
Tre basi militari israeliane nel nord della Galilea e nel Golan siriano occupato sono state prese di mira dai missili di Hazbollah, in risposta all’assassinio di due combattenti libanesi il giorno prima. Droni israeliani avevano lanciato missili contro un’auto uccidendo le persone che vi si trovavano dentro. Secondo la stampa israeliana, un soldato è rimasto ucciso e altri tre feriti. L’attacco libanese ha colpito nella profondità del territorio israeliano raggiungendo una base nella periferia di Tiberiade.
Lo scontro tra Libano e Israele si sta scaldando sempre di più, ma non è arrivato alla guerra aperta. I politici israeliani minacciano di ridurre Beirut come Gaza e l’esercito ha compiuto diverse manovre militari che simulano un’invasione dii terra, ma finora le regole d’ingaggio sono rimaste al livello di media intensità.
Corte Giustizia Int.
La Corte di Giustizia dell’Aja ha respinto la richiesta di Israele di rinviare alla prossima settimana l’udienza di oggi. Netanyahu è deciso a condurre l’offensiva di terra contro Rafah e vorrebbe che la seduta a fatti compiuti vanificando un eventuale pronunciamento contro l’operazione. La stampa di Tel Aviv scrive che il governo teme fortemente che la Corte accolga la richiesta del Sud Africa di emettere un’ordinanza contro l’operazione contro Rafah.
Oggi alla prima udienza sarà ascoltata la delegazione del Sud Africa e domani l’intervento di quella israeliana. In discorsi pubblici, Netanyahu ha più volte proclamato che Israele andrà avanti e non sarà la Corte a fermare l’azione dell’esercito israeliano. Un’arroganza spregiudicata ma consapevole del sostegno che Stati Uniti, UE e Nato hanno sempre garantito alle aggressioni israeliane.
Lega araba
Si inaugura oggi a Manama, capitale del Bahrein, il 33° vertice della Lega araba. Un vertice inutile che non fa notizia. All’ordine del giorno un lungo elenco di questioni, dall’invasione di Gaza alla sicurezza collettiva nella regione mediorientale ed alle questioni economiche. Quale che sia il livello della rappresentazione dei paesi membri a questo vertice, non sembra che all suo orizzonte ci sia un piano per imporre la fine dell’aggressione israeliana contro il popolo palestinese. La stragrande maggioranza di questi paesi gira nell’orbita statunitense e non hanno la minima autonomia decisionale, abbandonando la Palestina alla sua sorte, tranne che rimasticare slogan vuoti, per deviare l’opinione pubblica interna, come la creazione di uno Stato palestinese sbandierato a parole da Washington e Ue, senza nessun passo concreto reale come il riconoscimento dello Stato di Palestina. I capi di Stato arabi esprimeranno tante parole di solidarietà, ma poi si rifugeranno nell’alveo della protezione militare statunitense. Nel Bahrein, infatti, vi sono le più grandi basi navali USA e britanniche nella regione.
Prigionieri
Con l’annuncio dell’adesione del Cairo alla causa sudafricana contro Israele intentata all’Aja, le trattative per lo scambio di prigionieri è in alto mare. L’intervento militare a Rafah e la chiusura del valico da parte di Israele contro la volontà egiziana hanno chiuso di fatto ognii possibilità che il Cairo torni a giocare il ruolo di mediatore. Il Qatar ha subito più volte gli attacchi propagandistici del governo israeliano e ha ridotto il suo ruolo nella trattativa. Netanyahu di fatto con questa sua politica aggressiva ha abbandonato gli ostaggi alla loro sorte. La strategia di trattare sotto la minaccia delle armi non ha funzionato e adesso Israele, sottobanco, chiede al Cairo di riprendere il suo ruolo. Una delegazione di capi della sicurezza israeliana è stata al Cairo ieri, per tentare di riparare la situazione imponendo il fatto compiuto, ma la risposta egiziana è stata negativa. Il ministro degli esteri egiziano Shokri ha detto chiaramente che “le responsabilità di Israele come forza occupante sono chiare e che Tel Aviv se le deve assumere, invece, di scaricarle alle spalle degli altri. Il valico è stato chiuso dall’occupazione militare israeliana e, quindi, spetta all’esercito israeliano di trovare le soluzioni per il passaggio degli aiuti internazionali”. Di mediazione per lo scambio di prigionieri non se ne parla nemmeno. Netanyahu ha rotto gli argini con la sua avanzata di terra a Rafah e non ci sarebbero più i margini per un dialogo. La stampa egiziana scrive che Netanyahu ha preferito tenere nel suo governo gli estremisti della soluzione finale, Smotrich e Bin Gvir, piuttosto che trattare per liberare vivi gli ostaggi.
Notizie dal Mondo
Sono passati due anni, due mesi e 21 giorni dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina. L’esercito russo avanza verso Kharkiv. Putin in Cina ricevuto da Xi Jinping.
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Mai Indifferenti. Voci ebraiche per la PACE leggi tutto
Approfondimenti
76 anni di Nakba, la cacciata dei palestinesi dalla loro terra: qui
[Finestra sulle Rive Arabe] “Il mare nella letteratura araba contemporanea”, di Antonino D’esposito. QUI
- Due anni fa l’assassinio di Shireen Abu Akileh: QUI
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